Un Uomo a meta - Vittorio De Seta[TNTVILLAGE]

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Description

VITTORIO DE SETA




UN UOMO A META'



:::->LOCANDINA <-:::



Un uomo a metà

Regia: Vittorio De Seta
Sceneggiatura: Vittorio De Seta, Vera Gherarducci, Fabio Carpi
Attori: Jacques Perrin, Lea Padovani, Ilaria Occhini, Gianni Garko, Rosemarie Dexter, Pier Paolo Capponi, Francesca De Seta, Kitty Swan, Ivan Rassimov, Renato Montalbano, Anny Degli Uberti Ruoli ed Interpreti
Fotografia: Dario Di Palma
Montaggio: Fernanda Papa
Musiche: Ennio Morricone
Produzione: VITTORIO DE SETA
Distribuzione: DEAR DE LAURENTIIS - RICORDI VIDEO, BMG VIDEO (PARADE)
Paese: Italia 1966
Genere: Drammatico
Durata: 88 Min
Formato: B/N PANORAMICA, 35 MM
Visto Censura: 14

PREMI:
- COPPA VOLPI PER L'INTERPRETAZIONE MASCHILE A JACQUES PERRIN ALLA XXVII MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA (1966).



:::->TRAMA <-:::

Michele, un uomo ancora giovane, vaga per i boschi, incontra la gente felice, uomini e donne che si capiscono, si desiderano e si amano: questo a lui non accade più. Il suo vagabondare ambiguo gli attira i sospetti e le persecuzioni; poi lo sterile interessamento dell'amico Ugo, che lo porta in clinica, dove viene sottoposto a cure energiche, ma senza alcun risultato. Michele, chiuso nei ricordi, tradito da Elena suo ultimo amore, ritorna con la mente al passato nel quale forse sta il segreto del suo vuoto attuale. Rivede così nella fantasia, la fanciullezza infelice e soffre nuovamente dell'incomprensione della madre, austera ed egoista, della prepotenza giovanile del fratello. Rammenta la propria inettitudine verso Marina, che sotto i suoi occhi si concede a suo fratello. Ricorda il corpo inanimato dello stesso dopo l'incidente motociclistico che gli è costato la vita. L'ultima immagine che vive nella sua fantasia sembra finalmente dargli un po' di luce e un motivo di speranza.


:::->RECENSIONE <-:::

Girato da Vittorio De Seta nel 1966 senza un copione, il film è dedicato allo psicoanalista junghiano Bernhardt con cui il regista era in analisi dal 1958. Un uomo a metà non mette in scena la realtà materiale del setting, la stanza d'analisi, il divano, nemmeno le parole della terapia, ma arriva a rappresentarla dall'interno, attraverso le immagini.
Il film è tecnicamente molto complesso: inquadrature eccentriche, spesso in parte coperte da elementi naturali o geometrie umane, inquadratura dall'alto e dal basso, flash di immagini, un continuo gioco tra fuoco e fuori fuoco, rallentatore, voci che sembrano fuori campo, primissimi piani dei volti, continui stacchi che alterano le posizioni degli stessi elementi dell'inquadratura.
E questo immenso patrimonio tecnico riesce a non appesantire la narrazione e a donare al film l'aspetto di un sogno, o meglio dell'elaborazione di un sogno.
Il punto di vista del film non è tanto interno, in prima persona, quanto in terza persona soggettiva. Michele, il protagonista, è quasi sempre presente come osservatore. Ciò che vede e il suo volto sono inquadrati contemporaneamente.

L'intero film può essere diviso in due blocchi: il primo riguarda il trauma più superficiale della fine della storia d'amore tra Michele e la sua donna, Elena; il secondo, successivo e più profondo, rimette in atto lo stesso contenuto psicologico situandolo nella giovinezza di Michele.
Michele rivive più che ricordare: è adulto in mezzo ai personaggi della sua infanzia, e continua ad essere interpretato da Perrin. Un uomo a metà trova così una soluzione di estrema eleganza ed efficacia per trattare il processo analitico.
La narrazione procede per salti dall'interno all'esterno e dal passato al presente, o per meglio dire descrive uno spazio-tempo che si trova contemporaneamente nel passato e nel presente di Michele, nel suo mondo interno e nel mondo reale. In questo senso la struttura minuta del film è quella di un sogno.
Alcune immagini isolate e collocate in anticipo rispetto agli altri elementi necessari alla loro comprensione hanno un particolare rilievo nel film. Ad esempio l'inquadratura del piede di Michele trafitto dalla fiocina, gli uccelli uccisi in volo e il volto capovolto del fratello morto, visto tra le fiamme e attraverso i raggi della ruota della sua motocicletta. Queste immagini, di cui lo spettatore è costretto ad attendere la spiegazione, costituiscono le rappresentazioni sintetiche di altrettanti nodi della propria psiche che Michele deve sciogliere. Lunghe sequenze del film sono strutturate dunque come la “soluzione” di queste immagini, facendo sì che lo spettatore segua e si identifichi con il processo conoscitivo di Michele.
Con Jung si può dire di Un uomo a metà che “questa intera creazione è essenzialmente soggettiva, e il sogno è il teatro dove il sognatore è allo stesso tempo sia la scena, l'attore, il suggeritore, il direttore di scena, il manager, l'attore, il pubblico e il critico”, che tutti i personaggi, le scene, il montaggio, i dialoghi sono parte del mondo interno di Michele. La loro esistenza nel film non è autonoma ed essi si trovano e sono come generati dalla sua psiche. La ragazza di cui Michele è innamorato nella sua giovinezza è già una donna, ha la voce di una donna, ed è contemporaneamente Elena che lo ha abbandonato. La madre, una madre terribile, fallica e castratoria, che lo frusta come un cavallo, spara con il fucile come un uomo e detta legge come un ufficiale, è la rappresentazione negativa della madre che Michele ha vissuto nel suo mondo interno.
Allo stesso modo il fratello partecipa dell'immagine del padre che Michele ha dentro di sé. La preferenza per lui sia da parte della madre, che della ragazza, svela il carattere edipico delle fantasie sulle quali Michele costruisce questo personaggio assolutamente virile: affascinante eroe di guerra, compagno di caccia della madre, amante della ragazza, guidatore spericolato della motocicletta.
Un'analisi del significato psicoanalitico del film sarebbe riduttiva come il tentativo di raccontarlo nei dettagli. Ma si può dire che il nucleo centrale sia un problema di virilità impostato in termini classicamente freudiani: un uomo a metà è un uomo “tagliato”, castrato, il bambino nella situazione edipica. Il bambino nella prima adolescenza preso tra i desideri e le fantasie legate alla scoperta della sessualità e il senso di colpa che deriva da esse e dall'abbandono del protettivo, e contemporaneamente soffocante, mondo materno (non a caso vivono in un ex-convento). )

Un'analisi dei simboli potrebbe cominciare dai luoghi del film: la foresta, l'acqua continuamente presente, la casa di Elena, la casa della madre e di Michele bambino, i rami alti degli alberi che sembrano, anch'essi, osservare.
Poi gli oggetti: il fucile, il frustino, la motocicletta, ma anche le forbici e il tagliacarte, i libri e l'affresco della Via Crucis nella stanza dove la madre punisce Michele dopo che l'ha sorpreso insieme alla ragazza – un inventario della repressione e della censura che da una dimensione intrapsichica acquista per un momento una risonanza sociale e culturale.
Il film si presenta come un invito alla conoscenza e alla comprensione e accettazione delle oscure profondità umane. Anche questo è un modo in cui un'esperienza personale viene riflessa, un modo in cui anche la psicoanalisi agisce, nel concreto sull'intero corpo sociale.


:::->CARATTERISTICHE DEL DVD5<-:::

Durata: 88'
Lingue: ITALIANO
Sottotitoli: INGLESE
Formato Video: 1.77:1
Compressione: NESSUNA
Programmi utilizzati: DVD Decrypter
Contenuti Extra: NON PRESENTI

:::->NOTE<-:::

Il film qui presentato non è mai stato pubblicato su DVD ma unicamente su cassetta ormai da molto tempo fuori catalogo e pertanto praticamente irreperibile.
La trasposizione da VHS è da considerarsi pertanto meritoria e di grande valore tenuto conto che include anche i sottotitoli in inglese creati appositamente.





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