Sorellina e fratellino
La famosa fiaba europea, contenuta nella raccolta
Fiabe
dei fratelli Grimm,
dove si trova alla posizione n° 11 con il titolo di
Brüderchen und Schwesterchen
.
Illustrazione della fiaba
ad opera di Franz Müller-Münster (1867)
La fiaba ha poi circolato per l'Europa con altri titoli mantenendo però intatta la trama principale.
Particolarmente conosciuta è la versione russa, intitolata
Sorella Alënuška, Fratello Ivanuška
e contenuta nella raccolta
Narodnye russkie skazki
di Aleksandr Afanas'ev.
Copertina e tavole della variante russa illustrata da Bilibin
La prima opera scritta che riporta la storia di
Fratellino e Sorellina
, con il titolo di
Ninnillo e Nennella
,
è il
Pentamerone
di Giambattista Basile
Copertina dell'edizione einaudiana
del
Cunto de li cunti
La presente release contiene le tre varianti della fiaba:
1. quella dei fratelli Grimm (formato pdf b/n);
2. quella russa, in traduzione italiana, illustrata da Bilibin; (formato HTML e pdf a colori);
3.
Ninnillo e Nennella
, a pag 454 di
Lo cunto de li cunti
di Basile (edizione Einaudi, formato pdf b/n)
Trama
Un fratellino e una sorellina, stanchi di essere bistrattati dalla loro matrigna, decisero un giorno di fuggire di casa e così si ritrovarono a vagare nel bosco. La matrigna, però, che era una strega, si accorse della loro fuga e fece un incantesimo a tutte le sorgenti del bosco, così che appena i due bambini avessero avuto sete si sarebbero recati alle fonti la cui acqua li avrebbe trasformati in belve. Il fratellino era il più assetato, ma ogni volta che si avvicinavano a una sorgente, la sorellina sentiva l'acqua mormorare di non bere perché sarebbero diventati tigre o lupo, finché il fratellino, che non resisteva più, smise di dare ascolto alla sorellina e bevve e fu trasformato in capriolo. La sorellina pianse tanto ma decise di non abbandonarlo mai, così costruì come meglio poté un guinzaglio per non farlo fuggire. Cammina cammina giunsero finalmente a una casetta dove decisero di fermarsi ad abitare, e per qualche tempo condussero una vita felice.
Un giorno per tutto il bosco si sentirono i corni risuonare e i cani latrare: era il re che andava a caccia. Il capriolo cominciò a scalpitare e, siccome aveva mantenuto l'uso della parola, manifestò alla sorellina il desiderio di uscire fuori per andare a vedere, pregandola così a lungo che ella, pur ansiosa, dovette acconsentire ma gli disse di tornar presto e, una volta davanti alla porta, di farsi riconoscere dicendo "Sorellina mia, lasciami entrare!". Il fratellino si divertì tanto: i cacciatori lo inseguirono per tutto il bosco ma non riuscirono mai a prenderlo. Il giorno dopo successe lo stesso, ma i cacciatori riuscirono infine a ferirlo, così che egli se ne andò zoppicando fino alla casetta e fu udito da uno di loro mentre chiedeva alla sorellina di farlo entrare. Il cacciatore raccontò tutto al re, il quale disse che il giorno seguente avrebbero cacciato di nuovo il capriolo, ma senza fargli male, perché questo li conducesse fino alla casetta. E così avvenne. Quando il re vide la fanciulla, se ne innamorò perdutamente e le chiese di sposarlo. La sorellina, sebbene un po' spaventata, finì per acconsentire ma a patto che anche il capriolo potesse vivere con loro al castello. Il re promise e insieme lasciarono la casetta.
Dopo le nozze vissero felici per molti anni, finché la vecchia matrigna non venne a sapere che i due bambini non erano morti nel bosco ma, anzi, erano felici alla corte del re e decise di tramare ancora una volta contro di loro. Si recò al castello e con l'inganno fece rinchiudere la regina, che aveva appena partorito un bel maschietto, e la fece soffocare con il fumo di un gran fuoco. Poi mise al suo posto nel letto la propria figlia naturale (brutta e senza un occhio) a cui diede con la magia il bell'aspetto della regina, ma a cui non poté restituire l'occhio perduto. Quando il re, tornato al castello, seppe di aver avuto un figlio, volle subito andare dalla sua bella regina, ma la strega, travestita da cameriera, fece di tutto per impedirglielo. Quella notte la bambinaia, che dormiva nella stanza del neonato, vide entrare la vera regina che allattò il figlioletto, accarezzò il capriolo e se ne andò via. E così avvenne la notte seguente, finché la bambinaia non raccontò tutto al re, il quale volle restare sveglio per vedere con i suoi occhi. Quando egli la riconobbe, spezzò l'incantesimo ed ella tornò a vivere. La strega e sua figlia furono condannate a morte e così il capriolo poté riprendere sembianze umane.
Curiosità
Nella variante russa il fratellino si disseta in una pozza lasciata dall'impronta di uno zoccolo e si trasforma in un'oca anziché in un capriolo. La sorellina, poi, non sposa un re ma un uomo "normale" e nonostante ciò viene comunque raggiunta dalla matrigna che vuole distruggere la sua fortuna. Un'altra differenza risiede nell'inesistenza della figura della figlia naturale della strega. Anche in questa versione, però, il fratellino viene liberato dall'incantesimo solo con la punizione della malvagia matrigna.
Un'altra versione, contenuta nella raccolta dei fratelli Grimm, è
L'agnellino e il pesciolino
.
La fiaba è stata talvolta confusa con quella di
Hansel e Gretel
, conosciuta anche con il titolo di
Fratellino e Sorellina
. I fratelli Grimm cercarono di distinguere le due storie proprio dando loro diversi titoli. La fiaba fu pubblicata nella loro raccolta
Fiabe
nel 1812 e vi furono apportate alcune modifiche nell'edizione del 1819.
* Nella serie animata giapponese
Gurimu Meisaku Gekijo
(ossia "Fiabe classiche dei fratelli Grimm") del 1987 l'episodio 36 è dedicato a
Fratellino e Sorellina
* Nella serie animata tedesca
SimsalaGrimm
del 1999 l'episodio 13 della prima serie è dedicato a
Fratellino e Sorellina
*
Brüderchen und Schwesterchen
, produzione televisiva 2008, regia di Wolfgang Eißler
Bilibin
Nato nel 1876 a Tarkhovka, Ivan Jakovlevich Bilibin frequenta negli anni della maturazione artistica l'ambiente dell'Accademia di Belle Arti della vicina Pietroburgo e segue le lezioni del pittore Ilya Repin nello studio atelier della principessa Maria Tenesheva. Nel 1899 avviene il decisivo incontro con Lev Bakst e i grafici della rivista "Il Mondo dell'Arte", dove è in fase di sviluppo una ricerca stilistica sulle tradizioni popolari, mirata a innovare i settori della grafica e dell'illustrazione. Questi artisti propongono uno stile neo-russo dove vengono recuperate l'essenza e la magia dello spirito popolare. Con passione e accuratezza scientifica, Bilibin inizia ad annotare visivamente le testimonianze del folklore russo con matite, inchiostri e acquarelli, visitando i villaggi sperduti della Grande Russia nel corso di pellegrinaggi solitari o al seguito di spedizioni etnografiche organizzate dal Museo Russo di Pietroburgo. Nel 1902 scrive e illustra per il giornale "la Rivista per Tutti" l'articolo "Reliquie artistiche nei Villaggi russi".
La varietà dei manufatti dell'artigianato artistico e le architetture rurali di questi luoghi compaiono spesso nelle sue tavole illustrate, che acquistano un importante valore documentaristico. Ma è la magia della natura che circonda questi villaggi sospesi nel tempo a evocare in lui atmosfere da fiaba e a spingerlo a illustrare le leggende del folklore russo.
Nelle illustrazioni di Bilibin, così come nella sua opera grafica, la parte scritta ricopre un posto importante e le soluzioni decorative da lui adottate derivano dal suo attento studio dei caratteri cirillici delle icone ortodosse, così stilisticamente vari a seconda delle scuole e che ben si prestano a una rilettura in chiave "Art Noveau".
Coinvolto dal sentimento religioso popolare, Bilibin prende in prestito dal bestiario della tradizione cristiano-ortodossa delle icone russe gli "alkonost" e le "sirin", creature paradisiache alate dal volto umano legate all'immagine primordiale delle sirene, che solitamente inserisce dentro elaborate cornici, nelle vignette e nei frontespizi dei suoi libri illustrati, come possiamo vedere in questa illustrazione della favola
Vassillissa la Magnifica
, pubblicata nel 1902. Sempre alla ricerca di nuove suggestioni artistiche, studia la tecnica e l'impianto decorativo dei "Lubok", stampe diffuse in fogli volanti e incise sul piombo a partire dal 1600 (Scuola di Kiev), prevalentemente a carattere devozionale e rivolte agli umili e agli analfabeti. Possiamo farci un'idea di questo recupero, osservando i tenui timbri coloristici e il tratteggio grezzo delle ombre, in particolare sulle nubi, in questa litografia a colori estratta dalla fiaba di Pushkin
Il Galletto d'Oro
del 1910. Crea cornici varie e complesse, dove riaffiorano - dalla tradizione - i motivi della tessitura tribale tipici delle bordure dei Kilim eurasiatici, come in questa litografia a colori e oro sempre tratta dalla favola
Vassillissa la Magnifica
del 1902. Bilibin muore a Leningrado nel 1942, durante l'assedio delle truppe germaniche.
* Si tratta della scansione dell'edizione Editori Riuniti illustrata da Bilibin (1987):
edizione fuori commercio e rara anche nelle biblioteche
Note
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