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Description

CARLO GOLDONI

IL CAMPIELLO








Il 19 febbraio 1756 il Campiello concluse con straordinario successo la stagione di carnevale del Teatro San Luca.
Un successo che da allora non è mai mancato ogni volta che è stato ripreso.
Nell'Ottocento restò nel repertorio di tutte le maggiori Compagnie, nonostante fosse una commedia corale, senza veri protagonisti.
Ricordandola nelle sue “Memories” Goldoni scrisse con giustificatissimo orgoglio che "tutto era preso dal popolino, ma tutto era di una verità che ognuno conosceva, e i grandi come i piccini ne furono contenti". Infatti, mai prima di allora Goldoni era riuscito a fare di un ambiente, un campiello, il protagonista
assoluto di una commedia.
La sua atmosfera, i suoi colori, le architetture delle case che lo circondano, creano un'aria magica e incantata dalla quale i personaggi traggono luce e vita.
Un campiello vero quanto la vita, che permette a Goldoni di rappresentare con la stessa immediatezza e freschezza d'osservazione i personaggi che lo popolano: tutti di estrazione umilissima, che vivono la loro
condizione con dignità e consapevolezza.
Qui trionfa la simpatia ed il concetto armonioso della vita associativa, con una visione gioiosa della vita di tutti i giorni.
La poesia di Goldoni è scandita non tanto dalle situazioni essenziali e semplicissime in cui i personaggi sono coinvolti, quanto dal loro dialogo, che è un condensato di ciacole e di barufe.
Il linguaggio, inventato da un Goldoni in stato di grazia, è di una mirabile consonanza espressiva, in grado di trovare una sintesi irripetibile tra parola e canto.

NOTE DELL'AUTORE

<< Questa è una di quelle Commedie che soglio preparare per gli ultimi giorni di Carnevale, sendo più atte in tal tempo a divertire il popolo che corre affollatamente al Teatro.
L'azione di questa Commedia è semplicissima, l'intreccio è di poco impegno, e la peripezia non è interessante; ma ad onta di tutto ciò, ella è stata fortunatissima sulle scene di Venezia non solo (…..) I versi di questa Commedia sono dissimili da tutti gli altri che si leggono ne' miei Tomi e che corrono alla giornata.
Questi non sono i soliti Martelliani, ma versi liberi di sette e undici piedi, rimati e on rimati a piacere, secondo l'uso dei drammi che si chiamano musicali.
Una tal maniera di scrivere pare che non convenga all'uso delle Commedie, ma il linguaggio Veneziano ha tali grazie in sé stesso, che comparisce in qualunque metro ed in questo principalmente mi riuscì assai bene Il titolo del Campiello riuscirà nuovo a qualche forestiere non pratico della nostra città. C
ampo da noi si dice ad ogni piazza, fuori della maggiore che chiamasi San Marco.
Campiello dunque è il diminutivo di Campo, che vale a dire una piazzetta, di quelle che per lo più sono attorniate da case povere e piene di gente bassa.
Usasi nell'estate in queste piazzette un certo gioco che chiamasi il Lotto della Venturina, con cui si cava la grazia a similitudine del Birbis, con alcune pallottole, e il più o il meno guadagna, secondo è stato prima deciso, se il più o il meno dee guadagnare…. (…..) Con questo gioco principia la Commedia, la quale poi proseguisce con quegli strepiti che sono soliti di cotal gente e di tali siti, e termina con quell'allegria che pure è frequente nelle medesime circostanze… (….) >>



Carlo Goldoni nasce il 25 febbraio 1707 a Venezia, da Giulio e da Margherita Salviani. A nove anni raggiunge il padre medico, a Perugia e qui inizia gli studi presso i Gesuiti. Dal ‘23 al ’25 è allievo del Collegio Ghilisieri di Pavia e frequenta la facoltà di Giurisprudenza, ma a causa di una violenta satira, «Il Colosso», diretta contro le famiglie della nobiltà pavese, è costretto ad abbandonare la città.
olte stampato e modificato nel corso degli anni.
Nel ’31, la morte improvvisa del padre lo obbliga a riprendere gli studi interrotti e a laurearsi in legge a Padova. Dopo qualche anno di mediocre pratica dell’avvocatura e di viaggi in numerose città, si stabilisce a Milano e nel ’34, ha occasione di incontrare il Capocomico Giuseppe Imer, per il quale, negli anni successivi, scriverà intermezzi comici, tragedie e tragicommedie.
Nel ’36 sposa a Genova Nicoletta Conio.
E’ solo nel ’38 che Goldoni si dedica alla commedia e scrive Momolo Cortesan, in cui la parte del protagonista era scritta quasi per intero, dando così inizio alla «riforma tecnica» che lo condurrà in seguito ad abbandonare per sempre l’improvvisazione della Commedia dell’Arte.
Nel ’47 conosce Gerolamo Medebach, che a Venezia teneva Compagnia a Sant’Angelo, e si convince a collaborare con lui. In questo periodo nascono: La vedova scaltra, La putta onorata, Il cavaliere e la dama. Nel ’50 scommette col pubblico di sfornare 16 commedie in un solo anno; promessa che manterrà, dando vita tra le altre, a: La bottega del caffè, Il bugiardo e Pamela.
Nel ’53 nasce La locandiera, proprio al termine del periodo che lo vede al fianco di Medebach.
Nel periodo successivo assume un impegno di 10 anni con il teatro SanLuca e qui mette in scena alcuni capolavori come Il campiello, I rusteghi, La trilogia della villeggiatura, Le baruffe chiozzotte.
Alcuni insuccessi e l’ormai irriducibile disputa con Gozzi, convincono il commediografo ad abbandonare Venezia e raggiungere Parigi, invitato dal Tèâtre-Italien, per il quale però dovrà riprendere a scrivere «a soggetto». Nel novembre del ’71 il Bourru bienfaisant viene rappresentato alla Comédie Italienne, e suscita l’ammirazione di Voltaire.
Sempre a Parigi scrive, in francese, le sue Memorie, iniziate nell’84 e pubblicate nell’87. Luigi XV gli accorda una modesta pensione annua, che però gli sarà tolta nel ’92, in piena Rivoluzione.
Muore quasi in miseria a Parigi, nel 1793, il giorno prima della restituzione, da parte dell’Assemblea costituente, della pensione regia.
Usando termini moderni, si potrebbe affermare che Goldoni è un conservatore incline al progressismo. Dotato di cultura non vastissima, ma di ingegno raffinato e di grande buonsenso e amore per la vita, si connota come letterato investito del compito di traghettare il suo pubblico da un momento storico e culturale ad un altro, per mezzo, soprattutto, di quella «riforma» che si attua con un graduale abbandono della Commedia dell’Arte. Tale processo di rinnovamento avviene con la progressiva eliminazione di tutti gli elementi fantastici e inverosimili -le maschere, i lazzi, gli zanni o servi- e dell’improvvisazione, la quale sarà sostituita da una completa scrittura delle parti degli attori.
La «riforma», aldilà dell’aspetto tecnico, pure fondamentale, si presenta anche come riforma ideologica, infatti i personaggi goldoniani, durante il corso della sua produzione artistica, diventano sempre più realistici, le storie più verosimili, e la borghesia rappresentata in scena prende il sopravvento –così come nella vita reale- sulla ormai irrequieta e vacillante aristocrazia. Tale cambiamento storico-politico però, non dobbiamo dimenticarlo, non si realizza in modo indolore, e la nobiltà veneziana, ormai consapevole della propria decadenza, tenta strenuamente di conservare privilegi e potere. In questa complessa situazione, Goldoni si vede costretto a trasformare in toscani o napoletani, i nobili che intendeva ridicolizzare, in modo da evitare le reazioni della censura veneziana.
Interessante altresì, è il ritorno di Goldoni alla «classicità»: egli infatti fa in modo che le sue opere si svolgano nello stesso luogo e nello spazio temporale di un giorno, e che l’intreccio principale non venga affiancato da altre narrazioni parallele (unità di azione).
Infine, a fianco del rinnovamento tecnico e di quello ideologico, nelle commedie di Goldoni, si realizza anche un cambiamento linguistico, spesso criticato e discusso: egli infatti passa con gradualità, dal plurilinguismo al monolinguismo, riscrivendo talvolta le sue commedie in «toscano», che però fu considerato troppo scolastico, convenzionale e non appartenente alla lingua viva.
Molto diverso è invece il suo veneziano, che conosce perfettamente, e che pur risultando come un compromesso tra il linguaggio colto di una parte della popolazione e quello spontaneo e vivace di un’altra, non perde mai aderenza alla vita reale.

A cura della Redazione Virtuale





Autore: Carlo Goldoni
Titolo: Il Campiello
Anno: 1756
lingua: Italiano
Genere: Commedia
Numero di pagine: 64
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QUESTO E-BOOK:
TITOLO: Il Campiello
AUTORE: Goldoni, Carlo
TRADUZIONE E NOTE:
NOTE:
DIRITTI D'AUTORE: no
LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza
specificata al seguente indirizzo Internet:
http://www.liberliber.it/biblioteca/licenze/
TRATTO DA: "Opere" di Carlo Goldoni,
Ugo Mursia editore 1969
CODICE ISBN: informazione non disponibile
1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 3 novembre 1996
INDICE DI AFFIDABILITA': 1
0: affidabilità bassa
1: affidabilità media
2: affidabilità buona
3: affidabilità ottima
ALLA EDIZIONE ELETTRONICA HANNO CONTRIBUITO:
Claudio Paganelli, [email protected]
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