Titolo originale: Malavita
Titolo italiano: Cose nostre - Malavita
Autore: Tonino Benacquista
1ª ed. originale: 2004
Data di pubblicazione: 05/09/2013
Genere: Romanzo
Sottogenere: Fiction
Editore: Ponte alle Grazie
Traduzione: Francesco Bruno
Pagine: 233
Nato a Choisy-le-Roi il 1º settembre 1961 da genitori italiani originari di Broccostella (in provincia di Frosinone), cresce a Vitry-sur-Seine. Durante la sua infanzia, è affascinato da serie televisive, tra le quali Les incorruptibles ("Gli incorruttibili"). Studia letteratura e cinema, ma interrompe i suoi studi e moltiplica lavoretti ed esperienze. Pubblica il suo primo romanzo Epinglé comme une pin-up dans un placard de GI ("Appuntato come una pin-up nell'armadio di un GI") nel 1985. Con La commedia des ratés ("La commedia dei falliti") vince tre premi letterari. Ha scritto Les morsures de l'aube ("I morsi dell'alba"), adattato al cinema da Antoine de Caunes e ha coscritto con Jacques Audiard lo scenario di Sur mes lèvres ("Sulle le mie labbra"). Collaborazione che viene rinnovata nel 2004 per il film De battre mon coeur s'est arrêté ("A forza di battere mi si è fermato il cuore") che vince il César del migliore adattamento. Con Saga et Quelqu'un d'autre ("Qualcuno d'altro") abbandona il noir per interessarsi al conflitto dell'individuo con sé stesso.
Romanzi
1985 - Épinglé comme une pin-up dans un placard de G.I.
1990 - La Maldonne des sleepings
1990 - Trois Carrés rouges sur fond noir
1991 - La Commedia des ratés
1992 - Les Morsures de l'aube
1997 - Saga
2001 - Quelqu'un d'autre
2004 - Malavita
2008 - Malavita encore
2011 - Homo Erectu
Romanzi per ragazzi
- Impossible n'est pas français
- Victor Pigeon
Racconti
1999 - La Machine à broyer les petites filles (raccolta di racconti)
2001 - Tout à l'égo (raccolta di racconti)
2006 - Le Serrurier volant
2013 - Nos gloires secrètes
Graphic novels
1998 - L'Outremangeur, con Jacques Ferrandez (disegni)
2000 - La boîte noire, con Jacques Ferrandez (disegni)
2003 - Coeur tam-tam, con Olivier Berlion (disegni e testi)
2007 - Trois fois un, con Gabrielle Piquet (disegni)
2007 - Dieu n'a pas réponse à tout (mais IL est bien entouré), con Nicolas Barral (disegni)
2008 - L'Amour cash, con Philippe Bertrand (disegni)
2008 - Dieu n'a pas réponse à tout (mais IL sait à qui s'adresser), con Nicolas Barral (disegni)
2010 - Les Amours insolentes, con Loustal (disegni)
2011 - Des salopes et des anges, con Florence Cestac (disegni)
Fumetti
2010 - Lucky Luke contre Pinkerton, scritto con Daniel Pennac
2011 - La Commedia des ratés, con i disegni e la collaborazione ai testi di Olivier Berlion
In una tranquilla e un po’ sperduta cittadina della Normandia arriva una famiglia di americani, i Blake. Lui dice di essere uno scrittore e sembra lavorare a un libro sullo storico sbarco, lei si dedica alla beneficenza, i figli cercano di ambientarsi nella nuova scuola e di fare amicizia con i coetanei. Infine c’è il cane Malavita, e il nome la dice lunga... Una famiglia come le altre, a prima vista, ma non lasciatevi illudere. I Blake sono a dir poco bizzarri. E nella cittadina francese che li ospita cominciano a verificarsi strani episodi: un supermercato va a fuoco, una fabbrica salta per aria, a scuola i ragazzi sono particolarmente inquieti... Quale segreto si cela dietro tanta eccentricità? E perché i Blake sono costantemente sorvegliati?
Una scrittura sobria e asciutta, dialoghi gustosissimi, uno humour irresistibile e tante strepitose trovate inventive: sono questi gli ingredienti della miscela esplosiva capace di trapiantare un poliziesco americano nella provincia francese. Il risultata è una trama al limite dell’inverosimile che funziona alla perfezione e si legge senza fermarsi un istante. Perché i Blake non finiscono mai di stupire.
Incipit:
1
Presero possesso della casa a notte fonda.
Per un’altra famiglia sarebbe potuto essere un inizio. Il primo di tutti gli altri mattini. Una nuova vita in una nuova città. Un momento raro che non si vive mai al buio.
I Blake, invece, traslocavano alla chetichella e si sforzavano di non attirare l’attenzione. Maggie, la madre, entrò per prima pestando i piedi sugli scalini esterni per allontanare eventuali topi, attraversò tutte le stanze e terminò con la cantina, che le parve sana e di un’umidità ideale per far invecchiare una forma di parmigiano e delle cassette di chianti. Frederick, il padre, da sempre a disagio con i roditori, lasciò fare la moglie e girò attorno alla casa con una pila in mano, fino ad arrivare a una veranda dov’erano ammassati vecchi mobili da giardino coperti di ruggine, un tavolo da ping-pong imbarcato e altri oggetti invisibili nella penombra.
La figlia maggiore, di nome Belle, diciassettenne, salì le scale e si diresse verso quella che sarebbe diventata la sua stanza, un quadrato regolare, orientato a sud, con vista su un acero e una bordura di garofani bianchi miracolosamente persistenti: li indovinò nel buio come una spruzzata di stelle. Fece ruotare il letto volgendone la testata a nord, spostò il comodino e si beò a immaginare le pareti coperte dai suoi poster che avevano attraversato gli anni e le frontiere. Il posto cominciò a vibrare della sola presenza di Belle.
L’ospite inatteso, a volte, si presenta con le sembianze esotiche e affascinanti di una famiglia venuta da lontano.
Per puzzare come il pesce, però, possono bastare meno di tre giorni, e il coefficiente di ribrezzo dev’essere moltiplicato per cinque, quanti sono i membri di una famiglia americana fatta da mamma, papà, due figli adolescenti e un cane, che arrivano apparentemente dal nulla per installarsi, armi e bagagli in una placida cittadina della Normandia.
“Armi e bagagli” è qui un’espressione da prendersi alla lettera.
Perché i Blake portano con sé una brezza apocalittica, capace di sconvolgere Cholong-sur-Avre come nemmeno la Guerra dei cent’anni era riuscita a fare.
Papà Fred, mamma Maggie, Warren e Belle, infatti (e per rimanere in tema di espressioni figurate), hanno diversi scheletri nell’armadio.
Anzi: diciamo pure che con tutti gli scheletri collezionati in decenni di onoratissima carriera criminale, un quattro stagioni non basterebbe neppure a presentare la collezione primavera/estate.
Ma quando la famiglia Manzoni – no, Natalia Ginzburg non c’entra: è solo che questo è il cognome in uso prima che il programma di protezione testimoni optasse per un più anonimo “Blake” – quando la famiglia Manzoni, dicevamo, prende possesso del villino dove è costretta a riparare per ragioni di sicurezza, Fred, il capofamiglia, fa una scoperta che potrebbe imprimere una direzione nuova alla sua vita: una bellissima macchina da scrivere, per mezzo della quale il gangster si accinge a raccontare la sua versione dello sbarco americano che sessant’anni prima ha avuto luogo proprio su quelle prode brumose e umide.
Nel frattempo la moglie Maggie si dedicherà alla beneficenza; la figlia spargerà semi di bellezza fra i suoi coetanei normanni e il figlio farà valere il suo carattere fra i compagni di scuola a suon di mazze da baseball.
Insomma, le vecchie abitudini sono dure a morire, e non c'è niente come una cornice dall'antico sapore europeo per far brillare al meglio il comportamento decisamente politically uncorrect dei Blake/Manzoni, in trasferta coatta da un New Jersey che immaginiamo debitore delle atmosfere che i Sopranos ci hanno fatto conoscere.
Un quadretto edificante, reso ancor più idilliaco dalla catena di eventi luttuosi e drammatici che sembrano seguire l’arrivo dei Blake: supermercati che vanno a fuoco, fabbriche che scoppiettano come pop corn, misteriosi incidenti...
La differenza fra il pragmatismo americano, declinato nella sua forma più spiccia e senza scrupoli, e una french way of life tutta mollezze e supponenza, è naturalmente il binario su cui viaggia, con registro di commedia, il romanzo.
Ma a rendere più interessante il libro (del cui appeal si sono accorti anche a Hollywood, come testimonia la prossima uscita di un film diretto da Luc Besson e interpretato fra gli altri da Robert De Niro e Michelle Pfeiffer) è il fatto che a narrare la vicenda e lo scontro fra caratteri tanto diversi sia proprio un francese, rappresentante quindi della parte che in qualche modo vien messa alla berlina dallo humour a grana grossa dei quattro yankees, protagonisti di uno sbarco in Normandia ben poco eroico.
Benacquista conosce bene il timing che ci vuole per un romanzo di genere ma sui generis com’è questo; sa far dialogare con gusto e ritmo i suoi personaggi, tenendosi saggiamente in bilico fra una violenza che tende allo slapstick e caratterizzazioni efficaci ma sempre ironiche dei personaggi.
Il titolo che trovate oggi in libreria è mutuato dall’edizione italiana del film di prossima uscita: noi preferiamo comunque il titolo con cui qualche anno fa la prima edizione del romanzo arrivò sugli scaffali delle librerie.
Semplicemente "Malavita", come il cane eponimo, che osserva gli affanni e gli sconquassi causati dagli esseri strani dei quali dicono egli sia il miglior amico.
Se avesse le sopracciglia, scommettiamo, le alzerebbe perplesso e uggiolando sconsolato si lamenterebbe: “Ah, che mala vita!”.