Titolo originale: A Scanner Darkly
Altri titoli italiani: Scrutare nel buio
Autore: Philip K. Dick
1ª ed. originale: 1977
1ª ed. italiana: 1979
Genere: Romanzo
Sottogenere: Fantascienza
Anno di pubblicazione: 2004
Collana: Collezione Immaginario Dick
Traduzione di: Gabriele Frasca
Editore: Fanucci
Pagine: 355
Il romanzo è ambientato in California, in un futuro non molto remoto. Tra i giovani circola una droga micidiale, nota come "Sostanza M" o "Sostanza Morte". Il protagonista è il tossicodipendente Bob Arctor, che vive alla giornata in una casa affollata insieme ad altri tossicodipendenti. Le giornate del gruppo di Bob trascorrono tra sballo, conversazioni sconclusionate, avventure tra il comico e il tragico. Nella descrizione della vita di Arctor e compagni non è difficile leggere elementi autobiografici (anche Dick fu tossicodipendente, da anfetamine).
Bob Arctor nasconde però un segreto: è un agente infiltrato della narcotici. Nella sua casa vi sono telecamere che riprendono tutto quel che avviene. Bob è il classico agente usato in operazioni sotto copertura, che riferisce ai suoi superiori nascosto da una tuta disindividuante (scramble suit nell'originale) che ne confonde i lineamenti e l'aspetto; questo per evitare che qualche talpa all'interno della polizia possa rivelare la sua vera identità alle organizzazioni di narcotrafficanti.
Bob quindi conduce una doppia vita: ogni tanto diventa l'agente di spionaggio Fred, spione e nemico di quelli che nella vita da tossico sono suoi amici. La situazione è complicata dal fatto che uno degli effetti collaterali della Sostanza M è la progressiva separazione dei due emisferi cerebrali, che porta gradualmente a una vera e propria schizofrenia. L'emisfero della razionalità e della logica diventa sempre più autonomo da quello dei sentimenti e dell'intuizione.
La vita di Bob/Fred va pian piano a pezzi, e con lui quella dei suoi amici/vittime tossicodipendenti, fino a un finale straziante e sorprendente.
Incipit:
1
Una volta un tizio stette tutto il giorno a frugarsi in testa cercando pidocchi. Il dottore gli aveva detto che non ne aveva. Dopo una doccia di otto ore, in piedi un'ora dopo l'altra sotto l'acqua bollente a sopportare le stesse pene dei pidocchi, uscì e s'asciugò, con gli insetti ancora nei capelli; anzi ne aveva oramai su tutto il corpo. Un mese più tardi gli erano arrivati fin dentro i polmoni.
Non avendo altre cose da fare o a cui pensare, cominciò a occuparsi in via teorica del ciclo vitale dei pidocchi e, con l'aiuto dell'Enciclopedia Britannica, cercò di determinare a quale tipo appartenessero. Oramai gli avevano infestato la casa. Lesse di molte differenti varietà, finché non ebbe modo di notare la presenza di pidocchi anche nelle vicinanze di casa sua, cosicché concluse trattarsi di afidi. Dopo che tale conclusione gli s'infisse nella mente, non la modificò più, malgrado ciò che gli dicessero gli altri… che, per esempio, 'gli afidi non morsicano gli uomini'.
Glielo dicevano perché le morsicature dei pidocchi lo tormentavano di continuo. Aveva preso l'abitudine di comprare al 7-11, che apparteneva a una catena di negozi diffusa in quasi tutta la California, bombolette spray di Raid, Black Flag e Yard Guard. Spruzzava prima tutta la casa, poi se stesso. Yard Guard sembrava essere il prodotto più efficace.
Da un punto di vista teorico, aveva potuto notare tre stadi nel ciclo evolutivo dei pidocchi. Durante il primo di questi, gli insetti erano stati portati per contaminarlo da quelli che chiamava i Portatori, persone ignare del ruolo che svolgevano nella loro diffusione. In questo stadio i pidocchi non avevano ancora mascelle o mandibole (imparò quest'ultima parola nelle settimane trascorse in ricerche scientifiche; un'occupazione libresca inusuale per un tipo che lavorava alla Freni e Pneumatici Per Tutti, a rifare le ganasce dei freni alla gente). Era questo il motivo per cui i Portatori non s'accorgevano di nulla. Lui se ne restava di solito seduto nell'angolo più lontano del soggiorno a guardare entrare i diversi Portatori (molti dei quali erano suoi conoscenti mentre altri gli erano ignoti del tutto) ricoperti di afidi ancora in questo particolare stadio amandibolare. Dentro di sé, allora, gli si allargava una sorta di sorriso, perché sapeva che quegli individui erano usati dai pidocchi e ne erano ignari. «Cos'hai da sogghignare, Jerry?» gli domandavano.
E lui si limitava a sorridere.
Canto del cigno di una generazione, "Un oscuro scrutare" è una vetta amara e lirica dell'opera di Philip K. Dick, e allo stesso tempo un romanzo sospeso tra giallo e fantascienza ambientato in un futuro dominato dalla tecnologia e dalla manipolazione sociale. Un romanzo di straordinaria potenza emotiva, dedicato idealmente a quella generazione che dopo aver sognato un mondo diverso ha scoperto il baratro delle droghe, della dipendenza, dell'annullamento di sé.
A lungo considerato uno dei migliori romanzi di fantascienza, in seguito ad un processo di rivalutazione dell'autore, "Un oscuro scrutare" è considerato uno dei migliori capolavori della letteratura contemporanea. Sullo sfondo della vicenda, una società futura corrotta e corrosa da un malessere sociale: la droga "M" (come Morte). Ma nei romanzi di Dick c'è molto più di semplici temi fantascientifici: ed ecco che dietro l'apparenza si nasconde una violenta critica della società statunitense degli anni '70, corrosa allo stesso modo dalla droga. Dick non rimane nell'ombra, ma interviene, perché non è solo narrante, ma protagonista che narra e vive una vicenda dolorosa e difficile.
"L'abuso della droga non è una malattia, ma una decisione, come quella di andare incontro ad una macchina che si muove. Questo non si chiama malattia, ma mancanza di giudizio."
Uno dei tanti interventi diretti sulla materia, per esempio.
Che dire della trattazione dei personaggi? Magistrale la caratterizzazione di questi personaggi vuoti a vacui, allo sbando, anime in pena che se per caso si sfiorano sentono dolore. L'amore è così ridotto ad un difficile sfiorarsi: l'incomunicabilità è fisica, è contatto umano che non provoca significato ma solo dolore. Straordinaria la caratterizzazione del protagonista, sdoppiato e per sempre incastrato nelle maschere che la vicenda gli richiede. In questo sdoppiamento letale c'è molto più di quanto si possa credere: concedetemelo, è quasi un Pirandello traviato, drogato. Perché, come dicevo, l'autore è narratore e protagonista, o meglio, come dice lui stesso:
"Io stesso non sono un personaggio di questo romanzo: io sono il romanzo. "
Un oscuro scrutare nel buio dell'anima.
P.K.Dick ha avuto il coraggio di viverlo e raccontarlo. Avrete voi il coraggio di leggerlo?