Titolo originale: TITΛOI TEΛOYΣ O E∏IΛOΓOΣ
Titolo italiano: Titoli di coda
Autore: Petros Markaris
1ª ed. originale: 2014
Data di pubblicazione: novembre 2015
Genere: Romanzo
Sottogenere: Giallo
Editore: Mondadori Retail: Mondolibri Milano
Collana: Narratori stranieri
Traduzione:Andrea Di Gregorio
Pagine: 311
Nato ad Istanbul, in Turchia, nel 1937 da padre armeno, di professione imprenditore, e da madre greca, studia al St. Georgs-Kolleg [1], e dopo il diploma studia economia a Vienna e Stoccarda. Facendo parte della minoranza armena per parte di padre, per molti anni non ebbe alcuna cittadinanza; stabilitosi ad Atene nel 1964, prese poi la cittadinanza greca poco dopo il 1974, insieme con il resto della minoranza armena in Grecia.
Markaris parla e scrive in greco, turco e tedesco. Ha tradotto in greco diverse opere teatrali tedesche, tra cui i due Faust di Goethe e Madre Coraggio di Brecht.[3]
Sceneggiatore e autore di teatro, ha collaborato con Theo Angelopoulos a numerose sceneggiature, tra cui quella del film L'eternità e un giorno, Palma d'oro a Cannes nel 1998. Durante la lavorazione del film, Markaris ha tenuto un diario pubblicato in Grecia nell'ottobre 2000. Il suo primo romanzo, Ultime della notte, è stato adattato per una serie poliziesca di grande successo alla televisione greca.
1995 - Ultime della notte
1998 - Difesa a zona
2003 - Si è suicidato il Che
2007 - La lunga estate calda del Commissario Charitos
2008 - La balia
2010 - Io e Kostas Charitos
2011 - Prestiti scaduti
2012 - L'esattore
2013 - Resa dei conti
2015 - Titoli di coda: Un nuovo caso per il Commissario Kostas Charitos
2016 - L'assassinio di un immortale. Dalle rotte dei migranti alle indagini del commissario Charitos
2016 - Offshore
Raccolte di racconti
2004 - I labirinti di Atene
Un imprenditore greco-tedesco si uccide ad Atene. Ma all’ambasciata tedesca giunge un biglietto, firmato “I Greci degli anni ’50”, in cui si sostiene che si è trattato di un omicidio. Ed ecco verificarsi altre morti a breve distanza di tempo: il proprietario di una scuola privata, un faccendiere che faceva da mediatore tra gli imprenditori e gli amministratori intascando e distribuendo bustarelle, e infine due proprietari agricoli. Ogni volta la “rivendicazione” via Internet arriva puntuale. Il commissario Charitos ha nuovo pane per i suoi denti. E adesso deve anche proteggere la figlia, aggredita da membri di “Alba dorata” a causa del suo impegno a favore degli immigrati. L’epilogo della serie sulla Crisi ci mette di fronte al consueto scenario di corruzione sociale e caduta libera dei valori.
Incipit:
1
La trovo riversa a terra, in via Evelpidon, davanti all’ingresso del Palazzo di Giustizia. Ha gli occhi chiusi. Una donna le ha messo sotto la testa la sua borsa come cuscino e, inginocchiata accanto, le fa aria con dei fogli di carta.
È ormai l’una, in piena canicola, e il caldo mozza il respiro. Sul suo volto brillano gocce di sudore. Mi chino su di lei e le sussurro:
“Caterina, mi senti?”
“Comunque, il polso è regolare,” mi dice la donna.
Sarà anche, fatto sta che Caterina non risponde e non apre gli occhi. Sento il marciapiede infuocato sotto le suole incandescenti e temo che si ustioni, ma non oso sollevarla. Uno sconosciuto porta una bottiglia d’acqua. Bagno un fazzolettino di carta e le rinfresco il viso e le guance.
“Le cattive notizie sono come la grandine,” diceva il mio povero papà. “Arrivano quando meno te le aspetti.” Ero in riunione con Ghikas e Gonatàs dell’Antiterrorismo, quando Stella, la segretaria di Ghikas, ci ha interrotto.
Bompiani ha recentemente pubblicato Titoli di coda, il volume che, a detta dello stesso autore, Petros Markaris, chiude l’attività inerente la “Trilogia della crisi” e che, se ancora ce ne fosse il bisogno, sancisce l’enorme importanza di questo scrittore e sceneggiatore greco all’interno non solo del panorama del thriller contemporaneo ma della letteratura europea tutta.
Se è vero che la narrativa di genere, e il giallo in particolare, hanno il merito di fotografare con lucidità la realtà, ecco che Petros Markaris fra tutti è forse stato il fotografo più attento, caustico e incisivo, proprio perché per il tremendo e deprecabile corso dei recenti eventi la “sua” Grecia, più di tantissimi altri Paesi, ha pagato duramente e senza nessuno sconto l’attuale crisi economica, e lui non ha mai esitato a far trapelare tutto ciò nei suoi romanzi, regalandoci di volta in volta accurati e disperati quadri di una nazione in ginocchio, che ha pagato fin troppo duramente le assurde esigenze dell’economia contemporanea.
Ora, come enuncia eloquentemente il titolo del romanzo tradotto da A. Di Gregorio, è tempo di tirare le somme e far passare i Titoli di coda, e il bilancio per la Grecia di Markaris, come è facile immaginare, non può essere positivo: la Storia ci ha insegnato che spesso le crisi economiche spianano la strada alla destra più becera, populista e violenta e lo possiamo purtroppo notare anche a casa nostra, figurarsi in Grecia dove Alba Dorata è addirittura entrata in Parlamento.
Cosa collega la morte di un imprenditore, un faccendiere occupato in molte mediazioni d’affari, due imprenditori agricoli e un direttore di una prestigiosa scuola privata? A leggere e dar retta alle rivendicazioni de “I Greci degli Anni Cinquanta” tutte queste persone sono responsabili di avere contribuito in qualche modo alla crisi economica e di aver dissipato nel tempo tutti quelli che erano i valori fondanti della nazione, investendo capitali all’estero, indossando vestiti e guidando macchine straniere e svilendo in un modo o nell’altro l’identità greca in un momento in cui la crisi economica sta già mettendo a durissima prova il fato della nazione.
Il commissario Charitos dovrà indagare su questa sequenza di omicidi in un momento particolarmente stressante della sua vita privata, proprio quando alcuni membri di Alba Dorata hanno aggredito sua figlia, un avvocato schierato a favore dei diritti degli immigrati.
L’epilogo della “Trilogia della crisi” ci mette di fronte a un Paese devastato, in ginocchio, privo di valori, nel quale la corruzione e l’egoismo sembrano guidare le azioni della maggior parte delle persone.
Il commissario Kostas Charitos, definito da più parti sia come “il fratello greco di Maigret” e “il Montalbano di Atene” torna forse per l’ultima volta, dopo una splendida serie di romanzi, ed è un ritorno amaro che, seppur non privo di speranza, ci offre il quadro di un momento cruciale e drammatico per la Grecia e per l’Europa tutta.
Mai come in Petros Markaris il giallo ha saputo toccare corde insieme così liriche e politiche: leggere le sue opere è sempre un piacere che si trasforma puntualmente in dovere e responsabilità di fronte allo spirito dei tempi.