Titolo originale: Non uccidere
Autore: Mario Mazzanti
1ª ed. originale: 2015
Data di pubblicazione: 25/06/2015
Genere: Romanzo
Sottogenere: Thriller
Editore: Newton Compton
Collana: Nuova narrativa
Pagine: 599
Mario Mazzanti, toscano d’origine, è cresciuto a Milano, dove ha compiuto gli studi di Medicina e dove ora lavora. E' medico chirurgo e attualmente vive nella provincia di Bergamo, in compagnia della moglie, quattro figli e tre amici a quattro zampe. E’ appassionato di cinema, letteratura, opera e scacchi.
Con Leone Editore ha inoltre pubblicato Scacco alla regina (2011), Il riflesso del lupo (2012) e Il segreto degli Humiliati (2013). I suoi libri sono tradotti e apprezzati anche all’estero. Nel 2012 è stato premiato dall’Accademia Res Aulica per i suoi romanzi.
1999 - Effetto Phi
2010 - Scacco alla regina
2011 - Il riflesso del lupo
2013 - Il segreto degli Humiliati
2014 - Gaz! (con Mario Martucci)
2014 - Un giorno perfetto per uccidere
2015 - Non uccidere
È notte fonda quando il dottor Claps riceve la notizia che Giacomo Riondino è evaso, lasciando una scia di sangue dietro di sé. Sette anni prima lo psichiatra aveva iniziato a collaborare con la polizia proprio sul caso Riondino: due donne rapite, segregate, seviziate e infine uccise. Il colpevole era stato catturato, ma le perizie avevano subito evidenziato in lui una rara e inquietante patologia psichiatrica. Giudicato non punibile, l'imputato era stato prima affidato a un istituto psichiatrico e poi trasferito, sei anni dopo, in un centro di recupero. È da lì che Riondino è riuscito a scappare, con un piano in cui nulla è stato affidato al caso. Sarà l'esperto profiler Claps ad affiancare il commissario Sensi nella caccia all'uomo. Una caccia molto particolare, perché riporta a galla un passato doloroso, e perché Riondino è vicino, molto più vicino di quel che sembra...
Incipit:
1
Sette anni prima
L’ufficio del commissario Sensi non era né ampio né accogliente; dall’unica finestra filtrava la poca luce di quella mattina grigia e, nonostante l’ora, un neon azzurrognolo già ronzava nella stanza.
Ma per Claps trovarsi là, seduto alla scrivania di fronte al commissario, era importante, quasi una conquista. Era la prima volta che veniva chiamato a fornire la propria consulenza come criminologo esperto nel comportamento degli autori di crimini violenti. E, soprattutto, a richiederla era stato proprio Sensi, l’uomo di punta a cui venivano affidate le indagini più difficili e delicate; il predestinato a trasferirsi nel ben più accogliente ufficio di commissario capo. Un’occasione importante, dunque, da non perdere.
L’accoglienza di Sensi era stata però inaspettatamente fredda: una stretta di mano sbrigativa e un cenno a sedersi di fronte a lui.
«Laura Minz, ventotto anni», disse con voce piatta il commissario, senza perdersi in preamboli. «Era scomparsa da ventiquattro ore, prima che ieri mattina il suo corpo venisse rinvenuto in un fosso lungo la Provinciale per Lecco». Una breve pausa. «Immagino che dai media sappia già di cosa sto parlando».
Un giallo molto interessante, che sa trasmettere le atmosfere più cupe dell’orrore di provincia”. Questo è quello che c’è scritto nella pagina di presentazione di “Non uccidere”. E’ vero? All’inizio la trama stenta a decollare, entra nel vivo solo quando viene individuato l’assassino. Il tutto si svolge in territori conosciuti e questo ne aumenta l’interesse. Il commissario Sensi per buona parte del libro non emerge con una personalità propria come in “Un giorno perfetto per uccidere”, ma nel finale si riscatta. La storia prende spunto in maniera evidente(e anche dichiarata, facendone spesso riferimento) dalla storia di Billy Milligan, un pluriomicida statunitense degli anni ‘70, che fu assolto in quanto considerato “incapace di intendere e di volere” a causa di una malattia difficilmente diagnosticabile, la DDI ovvero il disturbo dissociativo dell’identità.
Cosa significa? All’interno della stessa persona convivono diverse personalità, tutte con il loro carattere, la loro storia e la propria opinione. Il protagonista, Giacomo Riondino, soffre di questa patologia e, partendo da questo disturbo, lo scrittore ci trascina in un incubo con finale abbastanza prevedibile. Le ultime righe fanno capire che ci sarà un secondo libro. Non so se da un punto di vista commerciale sia una scelta vincente, perché se da un lato forse si riesce a incuriosire il lettore che comprerà il successivo romanzo per vedere come va a finire, dall’altro si perde unità di tempo e luogo e ne risente l’intensità della storia che rischia di diventare banale e sbrodolata. Conclusioni? “Non uccidere” è un bel thriller scritto da un italiano nei luoghi dove è facile ritrovarsi, ma non è un capolavoro. Da acquistare solo se amate il genere.