Titolo originale:Nessuno si salva da solo
Autore: Margaret Mazzantini
1ª ed. originale: 2011
Data di pubblicazione: 05/08/2014
Genere:Romanzo
Editore: Mondadori
Collana: Numeri Primi
Pagine: 188
Figlia dello scrittore Carlo Mazzantini e di una pittrice irlandese, Margaret Mazzantini è nata il 27 ottobre del 1961 a Dublino (Irlanda). Vive a Roma dove alterna la passione per la letteratura al suo lavoro di attrice sia teatrale che cinematografica. Si è infatti diplomata all'Accademia nazionale d'arte drammatica nel 1982. Nello stesso anno, ha esordito sul palcoscenico interpretando "Ifigenia" nell'omonima tragedia di Goethe. Seguiranno altre importanti produzioni, sempre all'insegna di testi fondamentali, come "Tre sorelle" di Cechov (1984-85), "Antigone" di Sofocle (1986), "Mon Faust" di Paul Valéry (1987, con Tino Carraro), "Bambino" (1988) di Susan Sontag e "Praga Magica" di Angelo Maria Ripellino (1989).
Notevole anche la sua presenza sulla scena cinematografica, abbastanza sorprendente se si considera che la Mazzantini è una scrittrice di sentimenti e di delicata presa sul lettore, malgrado i suoi temi sappiano anche essere forti come un pugno nello stomaco (com'è il caso dell'ultimo "Non ti muovere").
La troviamo invece in pellicole "serie" come "Festival" di Pupi Avati (1996) ma anche in pellicole scanzonate come "Il barbiere di Rio" (1996) di Giovanni Veronesi (a fianco del mattatore Diego Abatantuono) e "Libero burro" del marito Sergio Castellitto.
Già nel periodo 1992-93, fra l'altro, sempre assieme a Castellitto ha interpretato "A piedi nudi nel parco" di Neil Simon.
Nel 1995 il compagno la dirige nella pièce "Manola", da lei scritta e interpretata, insieme all'amica Nancy Brilli. La commedia viene replicata con successo anche nel 1996 e nel 1998. Scrive poi "Zorro", diretto e interpretato dall'inseparabile marito.
Con il suo romanzo d'esordio, "Il catino di zinco" (1994), ha vinto il Premio Selezione Campiello e il Premio Opera Prima Rapallo-Carige.
Il suo libro "Non ti muovere" (2001) ha vinto il Premio Strega, sbaragliando i concorrenti e divenendo uno dei più clamorosi e salutari casi letterari degli ultimi anni.
Nel 2003 è stata insignita del titolo di Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana su iniziativa del Presidente della Repubblica.
Del 2004 è il suo lavoro: "Zorro. Un eremita sul marciapiede".
Nel 2008 esce il romanzo Venuto al mondo, edito da Mondadori e vincitore, tra gli altri, del Premio Campiello 2009.
Nel 2011 viene pubblicato il romanzo Nessuno si salva da solo, edito da Mondadori e vincitore del Premio Flaiano. Sempre nel 2011 esce Mare al mattino, romanzo edito da Einaudi e vincitore del Premio Cesare Pavese e del Premio Matteotti.
Nel 2013 viene pubblicato il romanzo Splendore, edito da Mondadori. A marzo, riceve il Dante d'oro all'opera omnia, assegnatole dal salotto letterario degli studenti dell'Università commerciale Luigi Bocconi di Milano, la Bocconi d'Inchiostro.
I suoi libri sono tradotti in trentacinque lingue.
Dal 1987 è sposata con l'attore e regista Sergio Castellitto con cui ha avuto quattro figli.
1994 - Il catino di zinco
1998 - Manola, Milano
2001 - Non ti muovere
2004 - Zorro. Un eremita sul marciapiede
2008 - Venuto al mondo
2011 - Nessuno si salva da solo
2011 - Mare al mattino
2013 - Splendore
Delia e Gaetano erano una coppia. Ora non lo sono più, e stasera devono imparare a non esserlo. Si ritrovano a cena, in un ristorante all'aperto, poco tempo dopo aver rotto quella che fu una famiglia. Lui si è trasferito in un residence, lei è rimasta nella casa con i piccoli Cosmo e Nico. Sono ancora giovani – più di trenta, meno di quaranta, un'età in cui si può ricominciare. La loro carne è ancora calda e inquieta. Sognano la pace ma sono tentati dall'altro e dall'altrove. Dove hanno sbagliato? Non lo sanno. La passione dell'inizio e la rabbia della fine sono ancora pericolosamente vicine. Cresciuti in un'epoca in cui tutto sembra già essere stato detto, si scambiano parole che non riescono a dare voce alle loro solitudini, alle loro urgenze, perché nate nelle acque confuse di un analfabetismo affettivo. Eppure parole capaci di bagliori improvvisi, che sanno toccare il nucleo ustionante dei ricordi, mettere in scena sul palcoscenico quieto di una sera d'estate il dramma senza tempo dell'amore e del disamore. Margaret Mazzantini ci consegna un romanzo che è l'autobiografia sentimentale di una generazione. La storia di cenere e fiamme di una coppia contemporanea con le sue trasgressioni ordinarie, con la sua quotidianità avventurosa. Una coppia come tante, come noi. Contemporaneamente a noi.
Incipit:
– Vuoi un po’ di vino?
Lei muove appena il mento, un gesto vago, infastidito. Assente. Dev’essere lontana, presente altrove, in qualche cosa che le sta a cuore e che naturalmente non può essere lui.
Li hanno strizzati in quel tavolino con i sottopiatti di carta da macelleria, in mezzo al bordello. Delia ha ancora la borsa attaccata alla spalla.
Guarda la coppia anziana, seduta pochi tavoli più in là. Era lì che le sarebbe piaciuto stare, in quell’angolo più appartato. La schiena protetta, a ridosso del muro.
Gaetano le versa da bere. Fa un gesto ampio, un po’ ridicolo. Ha imparato da quel sommelier che vede di notte in tv quando non riesce a dormire. Lei guarda il vino scendere. Quel rumore meraviglioso che stasera sembra del tutto inutile. Non si condisce il disamore con del buon vino, sono gesti e soldi sprecati.
Forse non doveva portarla in un ristorante, a lei non interessa mangiare, aspettare i piatti. I loro momenti migliori sono stati per caso, con un kebab, con un cartoccio di castagne, le bucce sputate in terra.
Nei ristoranti non è mai andata tanto bene. Hanno cominciato ad andarci quando avevano già un po’ di soldi, quando l’idillio già scricchiolava come una dondola che non fa più bene il suo lavoro.
La cameriera ha mollato i menu sul tavolo.
– Cosa prendiamo? Cosa ti va?
Delia indica un piatto vegetariano, un tortino, una cagata. Lui invece si è seduto proprio per mangiare, per consolarsi di brutto.
Delia solleva il bicchiere, uno di quei calici troppo bombati che lui le ha riempito a metà. Lo tocca con le labbra, senza veramente bere, poi se lo posa sulla guancia. È quasi più grande del suo viso.
Ha perso peso. Tutto quel dissesto l’ha fatta dimagrire. Gae per un attimo ha paura che lei abbia ricominciato con i vecchi problemi.
Quando si sono conosciuti lei era appena uscita dall’anoressia. Durante i primi baci con la lingua gli aveva fatto sentire i denti consumati dall’acidità del vomito. Sembravano quelli appena spuntati dei bambini, che hanno appena segato la gengiva. A lui aveva fatto una certa impressione, ma gli era anche sembrato il segno di una tale intimità. Era bello scambiarsi i dolori, renderli familiari. Anche lui aveva un discreto zaino pieno di merda sulle spalle e non vedeva l’ora di svuotarlo ai piedi di una ragazza come lei.
Scava nella coppia Margaret Mazzantini in questo nuovo romanzo. Scava brutalmente nel rapporto di una coppia che non vuole più essere tale, che dopo un grande amore vive una grande separazione. Una scrittura forte e intensa, come è nelle corde dell’autrice di Venuto al mondo e Non ti muovere, che scaraventa in faccia al lettore sentimenti squartati, corpi disuniti, volti stanchi, anime distrutte. Sono quelle di Delia e Gaetano, i due protagonisti ancora giovani, puri e rabbiosi, pronti a duellare sul ring dell’amore perduto, - «due ragazzi, si direbbe a vederli passare nei vetri di una macchina parcheggiata» -, da poco tempo divenuti genitori.
Chi si è separato lo sa, chi non l’ha fatto può immaginarlo. Può immaginare quanto sia doloroso, faticoso, a volte esaltante e in altri momenti terribilmente deprimente la separazione. Specie se non avviene da un momento all’altro, specie se è frutto di giorni, mesi, anni di logoramento, di disfacimento, di emotività negativa che volge al peggio. Specie se i sentimenti che restano sono incerti e se il legame mantiene una sua forza, anche incomprensibile, ma pericolosa: «è facile distrarsi, non sapere più a che punto della vita sono».
Proteggere i figli - «non voglio che somiglino a noi... voglio che siano migliori... ma ho paura che finiranno per assomigliarci» - cercare un equilibrio che permetta a tutti di vivere serenamente. Non è facile, ci saranno altre donne e altri uomini, ma non è facile. Si parlerà di soldi, mantenimento, affido, case, mobili, ma tangenzialmente rispetto ai sentimenti che restano, in modo a volte straziante, al centro della scena. Nessuno si salva da solo, appunto, nemmeno Delia e Gaetano.
Questa storia di un amore accartocciato potrebbe essere una commedia dark all’italiana, adatta alla trasposizione cinematografica. È già successo con il romanzo Non ti muovere e non è casuale: la scrittura della Mazzantini - hanno scritto i critici - «tira la lingua via dalle parole verso un altro genere di comunicazione». Anche in queste pagine la lingua del romanzo è brusca, a tratti brutale, vuole assomigliare il più possibile alla vita vera: le frasi spesso sono tagliate, i dialoghi lasciati a metà, in certi passaggi cala un velo di freddezza, in altri trasuda la rabbia.
L’autrice, in una recente intervista, ha dichiarato: «Dopo l’epopea straziante sulla guerra a Sarajevo, volevo scrivere una storia minimale: due trentenni, una cena storta malgrado il buon vino, il corpo morto del loro amore sul tavolo. L’infelicità coniugale». E come sempre, ci è riuscita al meglio.