Titolo originale:La ciudad de las bestias
Titolo italiano:La città delle bestie
Autore: Isabel Allende
1ª ed. originale:2002
Data di pubblicazione:1 marzo 2014
Genere:Romanzo
Sottogenere: Avventura
Editore:Feltrinelli
Collana:Universale economica
Traduzione: Elena Liverani
Pagine:248
Isabel Allende nasce il giorno 2 agosto del 1942 a Lima (Perù). La madre, Francisca Llona Barros, divorzia dal padre, Tomás Allende, quando la scrittrice ha solo tre anni: Isabel non conoscerà mai suo padre, che dopo la dissoluzione del matrimonio sparirà nel nulla. Sola, con tre figli e senza alcuna esperienza lavorativa, la madre si trasferisce a Santiago del Cile, ospitata nella casa del nonno (rievocata poi ne "La casa degli spiriti" in quella di Esteban Trueba). Grazie all'aiuto dello zio Salvador Allende e grazie alla sua influenza, non mancheranno a lei e ai suoi fratelli borse di studio, vestiti e svaghi.
Bambina vivace ed inquieta, durante l'infanzia trascorsa nella casa dei nonni impara a leggere e a nutrire la propria fantasia con letture prelevate dalla biblioteca del nonno, ma anche con libri che la scrittrice racconta di aver trovato in un baule ereditato dal padre, contenente raccolte di Jules Verne o Emilio Salgari. L'immaginazione della piccola si alimenta anche di romanzi rosa, ascoltati alla radio, in cucina assieme alle inservienti e soprattutto di racconti narrati dal nonno o dalla nonna, quest'ultima caratterizzata da una propensione particolare verso i misteri dello spiritismo.
Questi anni fantasiosi e meravigliosi si interrompono nel 1956, quando la madre si sposa con un altro diplomatico. Data anche la natura particolare di quella professione, il diplomatico appunto, la coppia comincia a viaggiare e ad effettuare permanenze in vari paesi. Le esperienze in Bolivia, in Europa ed in Libano sveleranno alla piccola sognatrice un mondo diverso da quello in cui è cresciuta. Isabel Allende vivrà sulla propria pelle le prime esperienze della discriminazione sessuale. Anche se le letture cambiano: legge libri di filosofia, conosce Freud e le tragedie di Shakespeare. Frugando nella camera del patrigno, trova un "libro proibito" che resterà tra le sue maggiori influenze letterarie: nascosta in un armadio legge "Le mille e una notte".
All'età di 15 anni, desiderosa di indipendenza, ritorna a Santiago ed a 17 anni inizia a lavorare come segretaria presso il "Dipartimento dell'informazione", un ufficio della FAO. A 19 anni sposa con Miguel Frías (1962), con cui avrà due figli: Nicholás e Paula.
In questo periodo accede al mondo del giornalismo che insieme all'esperienza teatrale sarà il suo migliore elemento formativo. Prima entra nel campo della televisione, conducendo un programma di quindici minuti sulla tragedia della fame nel mondo; poi scrive per la rivista femminile Paula (1967-1974) e la rivista per bambini Mampato (1969-1974). In ambito televisivo s'impegna nella Channel 7 dal 1970 al 1974. Isabel Allende conquista la fama negli anni Sessanta, grazie alla rubrica "Los impertinentes" che la sua amica Delia Vergara le riserva all'interno della rivista Paula. Da allora la scrittrice non ha mai smesso di decantare il giornalismo come grande scuola di scrittura e di umiltà.
L'11 settembre 1973 il colpo di stato militare guidato dal Generale Augusto Pinochet termina un'altra fase della vita della Allende. L'evoluzione dei fatti la costringe ad inserirsi per la prima volta attivamente nella vita politica del suo paese: la scrittrice s'impegna a favore dei perseguitati dal regime trovando loro asilo politico, nascondigli sicuri e facendo filtrare notizie del paese. Il regime dittatoriale le permette di collaborare ancora con le televisioni nazionali, ma ben presto decide di abbandonare il lavoro, perché si rende conto che il governo militare la sta usando. Decide allora di emigrare e, seguita in breve dal marito e dai figli, si ferma per tredici anni in Venezuela, dove scrive su vari quotidiani.
Di fatto autoesiliatasi, comincia a scrivere per sfogare la propria rabbia e sofferenza. Nasce così il primo romanzo, rifiutato da tutte le case editrici latino-americane per il fatto di essere firmato da un nome non soltanto sconosciuto, ma addirittura femminile. Nell'autunno del 1982 "La casa degli spiriti", una cronaca familiare sullo sfondo del mutamento politico ed economico nell'America latina, viene pubblicato a Barcellona da Plaza y Janés. Il successo divampa inizialmente in Europa e da lì passa negli Stati Uniti: le numerose traduzioni in varie lingue fanno conoscere la scrittrice in moltissime parti del mondo. Da quel momento in poi, inanellerà un successo dopo l'altro, a partire da "D'amore e ombra" fino a Paula, passando per "Eva Luna".
A 45 anni Isabel Allende divorzia dal marito e nel 1988 si sposa in seconde nozze con William Gordon che conosce durante un viaggio a San José, negli Stati Uniti. La storia della vita del nuovo compagno della scrittrice ispira un nuovo romanzo che viene pubblicato nel 1991 col titolo "Il piano infinito".
Molti critici hanno definito l'opera di Isabel Allende come un collage di idee e situazioni tratte dai suoi colleghi più famosi. Ma una delle critiche più persistenti è quella del paragone costante con Gabriel García Márquez e, in effetti, una certa influenza dello scrittore colombiano risulta essere innegabile, dal momento che viene tutt'ora considerato un punto di riferimento per le nuove generazioni di scrittori iberoamericani.
Non si può comunque tralasciare di citare il fatto che il libro-confessione "Paula" è il resoconto della tragedia che ha colpito l'Allende. Paula, infatti, non è altri che la figlia della scrittrice, morta il 6 dicembre del 1992 di una malattia rara e incurabile dopo aver passato un lungo periodo in stato comatoso.
1983 - La casa degli spiriti (La casa de los espíritus)
1985 - D'amore e ombra (De amor y de sombra)
1988 - Eva Luna
1990 - Eva Luna racconta (Cuentos de Eva Luna)
1992 - Il piano infinito (El plan infinto)
1995 - Paula
1997 - Per Paula. Lettere dal mondo
1997 - Afrodita. Racconti, ricette e altri afrodisiaci
1999 - La figlia della fortuna (Hija de la fortuna)
2001 - ratto in seppia (Retrato en sepia)
2002 - La città delle bestie (La ciudad de las bestias)
2003 - Il mio paese inventato (Mi país inventado)
2003 - Il regno del drago d'oro (El reino del dragón de oro)
2005 - La foresta dei pigmei (El Bosque de los Pigmeos)
2005 - Zorro. L'inizio della leggenda (El zorro)
2006 - Inés dell'anima mia (Inés del alma mía)
2008 - La somma dei giorni (La suma de los días)
2009 - L'isola sotto il mare (La isla bajo el mar)
2011 - Il quaderno di Maya (El cuaderno de Maya)
2012 - Le avventure di Aquila e Giaguaro (La città delle bestie; Il regno del drago d'oro; La foresta dei pigmei)
2013 - Amore
2013 - Il gioco di Ripper
Alex ha quindici anni. La malattia della madre lo costringe a lasciare una tranquilla cittadina californiana per seguire l'eccentrica nonna Kate, reporter di professione, in una spedizione nel centro dell'Amazzonia. Bisogna cercare una Bestia mostruosa e gigantesca che paralizza con il suo odore chi la incontra. Alex si trova così ad affrontare eventi e situazioni eccezionali, dalle banali punture d'insetti all'incontro con animali feroci, come l'affascinante giaguaro. Nel gruppo della spedizione c'è anche Nadia, figlia tredicenne della guida: è nata nella foresta e si muove in perfetta armonia con la natura selvaggia. Questo è il primo romanzo di una trilogia pensata per gli adolescenti, ma adatta anche al pubblico adulto della scrittrice.
Incipit:
I.
L'INCUBO
All'alba Alexander Cold fu svegliato di soprassalto da un incubo. Aveva sognato un enorme uccello nero che si schiantava contro la finestra con un fragore di vetri infranti, penetrava in casa e si portava via la mamma. Immobile osservava il gigantesco avvoltoio ghermire la madre per i vestiti con i suoi artigli gialli, volare dalla finestra rotta e perdersi in un cielo carico di densi nuvoloni. Il rumore del vento che sferzava gli alberi, la pioggia sul tetto, lampi e tuoni gli tolsero definitivamente il sonno. Accese la luce con la sensazione di trovarsi su una barca alla deriva e si avvinghiò alla sagoma del cagnone che gli dormiva di fianco. Sapeva che a pochi isolati da casa sua l'Oceano Pacifico mugghiava, infrangendo le sue onde furiose contro la scogliera. Rimase ad ascoltare la tempesta e a pensare all'uccello nero e alla mamma, in attesa che si placassero i rulli di tamburo che sentiva nel petto. Era ancora impigliato nelle immagini di quel brutto sogno.
Guardò l'orologio: le sei e mezzo, ora di alzarsi. Fuori iniziava appena a schiarire. Decise che quella sarebbe stata una giornata orribile, una di quelle giornate in cui era meglio starsene a letto, visto che tanto sarebbe andato tutto storto. A volte, da quando la mamma si era ammalata, l'atmosfera in casa era pesante, come essere in fondo al mare. Allora l'unico sollievo era fuggire, andare a correre sulla spiaggia con Poncho fino a restare senza fiato. Ma non faceva altro che piovere da una settimana, un vero diluvio, e per giunta Poncho era stato morso da un cervo e non voleva saperne di muoversi. Alex era convinto che il suo fosse il cane più tonto del mondo, l'unico labrador di quaranta chili morso da un cervo. In quattro anni di vita, lo avevano attaccato orsetti lavatori, il gatto del vicino e adesso un cervo, per non contare tutte le volte in cui era stato spruzzato dalle moffette e si era dovuto fargli il bagno nella salsa di pomodoro per attenuare la puzza. Alex si alzò dal letto senza disturbare Poncho e si vestì tremando; il riscaldamento veniva acceso alle sei, ma non era ancora riuscito a intiepidire la sua camera, l'ultima del corridoio.
A colazione Alex era di cattivo umore, certo non dello spirito giusto per festeggiare gli sforzi del papà nel preparare le crêpe. John Cold non era esattamente quel che si dice un bravo cuoco: sapeva fare soltanto le crêpe, che oltretutto gli venivano male, una specie di tortilla di caucciù. Per non offenderlo, i figli se le portavano alla bocca, ma alla prima occasione approfittavano per sputarle nella pattumiera. Avevano cercato inutilmente di allenare Poncho a mangiarsele: il cane era fesso, ma non così tanto.
C’è una città delle Bestie nel cuore dell’Amazzonia, tra il Brasile e il Venezuela. Una città dove tutto è possibile, dove antiche tribù, prive di qualsiasi istruzione e lontane dal progresso, mantengono salde le loro radici. Il popolo della nebbia compare e scompare, come per magia, perché ha la capacità di mimetizzarsi. Al contrario l’uomo dell’Occidente civilizzato, nonostante le sue auto, i suoi computer e le sue medicine, ha perso una parte di sé, quella più importante, la più autentica. Quest’uomo è sottosviluppato spiritualmente, perché non sa vedere e cercare. Non sa ascoltare, né odorare, né toccare veramente. I suoi sensi si sono atrofizzati. Isabel Allende nel romanzo “La città delle bestie” (Feltrinelli) ci porta con la mente e con il cuore in un mondo tra il reale e l’immaginario per farci viaggiare nei labirinti della sua fantasia dove tutto è possibile. Anche ritrovarsi nell’antica El Dorado. Questa volta la scrittrice cilena parla il linguaggio dell’adolescenza. Il protagonista è Alex, un ragazzo di 15 anni che compie, in un momento piuttosto difficile per lui, una vera e propria catarsi, grazie alla temeraria Kate, la nonna giornalista che lo porta con sé in Amazzonia, alla ricerca di quella bestia che tanto terrorizza i nahab, cioè i bianchi invasori che non comprendono i costumi e gli usi degli indios, tanto da volerli sterminare. Alex fa amicizia con Nadia, che abita con il padre in Amazzonia. I due ragazzi insieme vivranno tante avventure, riuscendo a superare molti ostacoli, unica via verso la crescita. Il protagonista – partito con il dolore di vedere la madre perdere i capelli per colpa della chemioterapia – si ritrova uomo in una società estranea a lui, dove conosce e fa sua l’arte dell’arrangiarsi e dove si ragiona per simboli. In Nadia ritroviamo le eroine di Isabel Allende che in questo libro ci porta addirittura nelle viscere della terra. Nadia è spiritualità, è dono, è amore. Alex è musica, è arte. In entrambi c’è, quindi, il meglio dell’umanità che, se valorizzata, può sconfiggere il male.