[MT]Heinrich Böll - Opinioni di un clown[Ebook-Ita-Pdf-Romanzo]

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Description











Titolo originale: Ansichten eines Clowns
Titolo italiano: Opinioni di un clown
Autore: Heinrich Böll
1ª ed. originale: 1963
Data di pubblicazione: 2002
Genere: Romanzo
Editore: Edizione speciale per La Repubblica
Collana: Il Novecento
Traduzione: Amina Pandolfi
Pagine: 255






Heinrich Böll nacque a Colonia nel 1917 e morì nella sua casa di campagna a Bornheim-Merten. Di formazione cattolica, fu costretto dallo scoppio della guerra a interrompere gli studi di letteratura tedesca intrapresi all'Università di Colonia; chiamato alle armi, combatté in Romania e in Russia, finché decise di disertare e attese in un campo di prigionia americano la fine del conflitto. Ottenuto un impiego statale, nel dopoguerra cominciò a scrivere, manifestando un atteggiamento fortemente critico nei confronti della Germania della ricostruzione e del "miracolo economico". Contrario alla Nato, ma anche antisovietico, socialista democratico e pacifista, Böll fu sempre in prima linea nelle battaglie civili condotte in Germania, subendo spesso violente rappresaglie polemiche, non tacitate neanche dal premio Nobel, a lui attribuito nel 1972. A partire dal racconto lungo Il treno era in orario (1949), la sua fama di narratore conobbe un incremento costante sia in patria che all'estero, ed ebbe le sue tappe più importanti nei romanzi Dov'eri Adamo? (1951), E non disse nemmeno una parola (1953), Casa senza custode (1954), Biliardo alle nove e mezzo (1959), Opinioni di un clown (1963), Foto di gurppo con signora (1972), L'onore perduto di Katharina Blum (1974), Assedio preventivo (1979), Cosa faremo di questo ragazzo? (1981). Da ricordare anche le raccolte di racconti Gli ospiti sconcertanti (1956) e La raccolta di silenzi del dottor Murke (1958), i saggi di Lezioni francofortesi (1966) e il romanzo postumo Donne con paesaggio fluviale (1986).



1948 - Il legato (Das Vermächtnis)
1949 - Il treno era in orario (Der Zug war pünktlich)
1951 - Dov'eri Adamo? (Wo warst du, Adam?)
1952 - L'angelo tacque (Der Engel schwieg)
1953 - E non disse nemmeno una parola (Und sagte kein einziges Wort)
1954 - Casa senza custode (Haus ohne Hüter)
1955 - Il pane dei verdi anni (Das Brot der frühen Jahre)
1957 - Diario d'Irlanda (Irisches Tagebuch)
1957 - Die Spurlosen
1959 - Biliardo alle nove e mezzo (Billard um halb zehn)
1962 - Un sorso di terra (Ein Schluck Erde)
1963 - Opinioni di un clown (Ansichten eines Clowns)
1964 - Lontano dall'esercito (Entfernung von der Truppe)
1966 - Termine di un viaggio di servizio (Ende einer Dienstfahrt)
1971 - Foto di gruppo con signora (Gruppenbild mit Dame)
1974 - L'onore perduto di Katharina Blum (Die verlorene Ehre der Katharina Blum)
1979 - Assedio preventivo (Fürsorgliche Belagerung)
1981 - Cosa faremo di questo ragazzo? (Was soll aus dem Jungen bloß werden?)
1982 - Terreno minato (Vermintes Gelände)
1983 - La ferita (Die Verwundung)
1985 - Donne con paesaggio fluviale (Frauen vor Flusslandschaft)
1998 - Croce senza amore (Kreuz ohne Liebe), postumo




La vicenda si svolge tutta in un arco temporale di circa tre ore. Hans Schnier è un giovane clown che vive a Bonn, città dove si trova la casa in cui si svolge l’azione descritta nel romanzo. Dopo l’ennesima rappresentazione fallimentare, rientrato nel suo alloggio, Hans si lascia andare a una lunga commiserazione su se stesso e su ciò che più lo tormenta: l’abbandono da parte della sua fidanzata Maria.
L’unione di Hans con Maria, fervente cattolica, era stata sempre osteggiata dagli esponenti dei comitati cattolici locali. La coppia, oggetto di pressioni sempre maggiori, si era lasciata andare ad alterchi via via più accesi fino alla definitiva separazione. Alla fine, Maria aveva deciso di unirsi a un uomo, anch’egli cattolico, e di avere una relazione stabile e “borghese”.
Ad Hans, rimasto solo, non rimane che rifugiarsi nella malinconia di un amore ormai irrimediabilmente perduto e riguardare il suo passato, anche se da sotto la sua maschera di clown è l’unico a leggere la propria vita senza il filtro delle ipocrisie nel quale è cresciuto e nel quale la sua storia d’amore è naufragata, e alla cui fine comunque egli stesso non è stato estraneo. Prorompente critica all'ipocrisia borghese legata alla ricostruzione post-bellica (velati riferimenti al piano Marshall e alle sue relative conseguenze politiche), alla negazione acritica del passato e ad un senso di vergogna e di estemporanea nuova appartenenza di "rinascita", il romanzo è un capolavoro formale assoluto.


Incipit:
1.
Era già buio quando arrivai a Bonn.
Feci uno sforzo per non dare al mio arrivo quel ritmo di automaticità che si é venuto a creare in cinque anni di continuo viaggiare: scendere le scale della stazione, risalire altre scale, deporre la borsa da viaggio, levare il biglietto dalla tasca del soprabito, consegnare il biglietto, dirigersi verso l'edicola dei giornali, comperare le edizioni della sera, uscire, far cenno a un tassì.
Per cinque anni quasi ogni giorno sono partito da qualche luogo e sono arrivato in qualche luogo, la mattina ho disceso e salito scale di stazioni, il pomeriggio ho disceso e risalito scale di stazioni, ho chiamato un tassì, ho cercato la moneta nella tasca della giacca per pagare la corsa, ho comperato giornali della sera alle edicole e, in un angolo riposto del mio io, ho gustato la scioltezza perfettamente studiata di questo automatismo Da quando Maria mi ha lasciato per sposare Zpfner, quel cattolico, il ritmo é diventato ancor più meccanico, senza perdere in scioltezza.
Per la distanza dalla stazione all'albergo, dall'albergo alla stazione, c'é un'unità di misura: il tassametro.
A due marchi, tre marchi, quattro marchi dalla stazione.
Da quando Maria non c'é più, qualche volta ho perso il ritmo, ho confuso l'albergo con la stazione, ho cercato nervosamente il biglietto ferroviario davanti al portiere dell'albergo, oppure ho chiesto all'impiegato che ritira i biglietti all'uscita della stazione il numero della mia camera.
Qualcosa che si può chiamare destino, mi riportava alla mente il mio mestiere e la mia situazione.
Sono un clown.
Definizione ufficiale: attore comico, non pago tasse per nessuna Chiesa, ho ventisette anni e uno dei miei numeri si chiama "arrivo e partenza": una (quasi troppo) lunga pantomima in cui lo spettatore fino alla fine confonde arrivo e partenza.
Poich‚ questo numero lo ripasso sempre un'ultima volta, per lo più in treno (consiste di oltre seicento entrate e uscite di cui naturalmente devo ricordare la coreografia), non c'é da stupire che di tanto in tanto resti vittima della mia stessa fantasia: così mi precipito in un albergo, cerco con gli occhi gli orari delle partenze, riesco a trovarli, corro su e giù per
una scala per non perdere il treno, mentre non devo far altro che andare nella mia camera e prepararmi alla rappresentazione.




Heinrich Böll, Opinioni di un clown Nella Germania del neocapitalismo rampante, il giovane borghese Hans Schnier decide di fare il clown di professione, per assicurarsi una sorta di zona di sicurezza ideologica, compromessa il meno possibile con poteri forti e piccoli che paiono ormai non avere più limiti. E' una scelta difficile e rischiosa, che gli fa perdere l'amatissima compagna Maria, troppo "regolare" e timorata per stargli accanto, e che lo riduce infine in una sorta di sottosuolo spirituale, da lui praticato nella disperazione immedicabile di una solitudine assoluta. Scritto nel 1963, Opinioni di un clown è forse il romanzo più cupo e più "impegnato" che Heinrich Böll abbia mai scritto. La disumanità di una popolazione che nella rincorsa affannosa del profitto ha trovato il miglior narcotico per tacitare i forti, quasi insostenibili, sensi di colpa che la storia recente avrebbe dovuto ispirarle, risalta, a fronte del miserando destino di Hans, in tutto il suo terribile rilievo. Nella società tedesca dei primi anni Sessanta non c'è rimorso perché non c'è memoria, né cultura. E lo stile asciutto di Böll, del tutto privo del benché minimo compiacimento lirico o effusivo, ci colpisce col ritmo martellante di un atto d'accusa inappellabile, dal quale non possiamo non sentirci toccati un po' tutti: all'Orrore della prima metà del secolo, sembra dire lo scrittore, subentra nella seconda l'Indifferenza, altrettanto ottusa, altrettanto micidiale; e il povero clown inutilmente ribelle può ben assurgere a rappresentante di una serie infinita - e sommersa - di vittime innocenti.




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