Titolo originale: El guardián invisible
Titolo italiano: Il guardiano invisibile
Autore: Dolores Redondo
1ª ed. originale: 2013
Data di pubblicazione: 20/04/2017
Genere: Romanzo
Sottogenere: Thriller
Editore: Tea
Collana: Tea Mistery
Traduzione: Andrea Carlo Cappi
Pagine: 381
Nata a San Sebastián nel 1969, prima di intraprendere la carriera di scrittrice ha studiato legge (senza laurearsi) e ha lavorato per alcuni anni nella gastronomia.
Dopo avere scritto racconti e narrativa per l'infanzia, ha pubblicato il suo primo romanzo nel 2009, ma è grazie alla Trilogia Baztán che ha raggiunto il successo vendendo in Spagna 1 milione e 300 mila copie.
Nel 2016 ha vinto il Premio Planeta con il romanzo Tutto questo ti darò[3].
Il guardiano invisibile è stato trasportato sullo schermo dal produttore tedesco Peter Nadermann, già responsabile della Trilogia Millennium.
2013 - Il guardiano invisibile (El guardián invisible)
2013 - Inciso nelle ossa (Legado en los huesos)
2014 - Ofrenda a la tormenta (2014) (inedito in italia)
Altri romanzi
2009 - Los privilegios del ángel (2009)
2016 - Tutto questo ti darò (Todo esto te daré)
In un bosco accanto al fiume Baztán, all'estremo nord della Spagna, sul confine tra i Paesi Baschi e la Navarra, viene ritrovato il cadavere di una adolescente, nudo e ricomposto secondo uno strano rituale. Sul ciglio della strada, le scarpe, una accanto all'altra. Sul corpo, gli avanzi di un dolce tipico della regione e alcuni peli che non sono umani. Amaia Salazar, capo della squadra Omicidi della Policía Foral de Navarra, deve occuparsi del caso. Nata e cresciuta a Elizondo, lo stesso paese della vittima, la detective torna nei luoghi dell'infanzia, dove l'attendono le indagini e problemi familiari che sperava di essersi lasciata per sempre alle spalle. Con l'aiuto dei suoi collaboratori, Amaia scopre delle analogie con un secondo omicidio, quello di una ragazza strangolata un mese prima. L'assassino deve essere qualcuno di cui le vittime si fidavano e probabilmente il rituale che esegue su di loro è una sorta di purificazione, per restituire alle giovani donne la loro purezza verginale. Ma nella zona c'è chi ha idee molto diverse. Per strada, sottovoce, la gente del posto già sussurra teorie e antiche leggende, invocando le creature che, secondo la mitologia locale, a volte scendono dalle montagne per proteggere la natura e i suoi abitanti. Se il mitico basajaun, guardiano invisibile dei boschi, fosse davvero riemerso dai ricordi d'infanzia di Amaia, insieme alle ombre di un passato che continua a tormentarla?
Incipit:
Ainhoa Elizasu fu la seconda vittima del Basajaun, benché la stampa non lo chiamasse ancora così. Ma lo fece di lì a poco, quando si venne a sapere che intorno ai cadaveri si trovavano peli di animale, resti di pelle e tracce non precisamente umane, in una specie di cerimonia funebre di purificazione. Una forza maligna, tellurica e ancestrale sembrava avere segnato i corpi delle vittime, poco più che bambine, con i vestiti strappati, il pelo pubico rasato e le mani sistemate in una posa virginale.
Quando la chiamavano a orari antelucani per esaminare la scena di un delitto, l’ispettore Amaia Salazar compiva sempre lo stesso rituale: spegneva la sveglia per non disturbare James, raccoglieva in un fagotto i vestiti e il telefono, scendeva pianissimo le scale fino in cucina, si vestiva bevendo un caffellatte e lasciava un biglietto al marito. Poi si metteva in macchina e guidava assorta in pensieri vacui, un rumore bianco che le occupava la mente tutte le volte che si alzava prima dell’alba e che l’accompagnava come i resti di una veglia incompiuta, anche quando ci metteva più di un’ora da Pamplona fino alla scena in cui l’aspettava una vittima.
La trama gialla de Il guardiano invisibile può deludere i lettori del genere - è piuttosto scontata, con un serial killer in azione in un lungo arco di tempo di casi irrisolti, e neppure del tutto soddisfacente.
Si sa che il basajaun, un essere dall’aspetto più di uomo che di animale pur se ricoperto di lunghi peli, non è malvagio, tutt’altro. .
Quello che invece piace, nella lettura del romanzo della Redondo, è la cornice dei crimini.
Perché il dettaglio strano dei peli di animali - un orso? una capra? - ritrovati sui corpi delle vittime scatena la fantasia, fa rivivere i miti della zona, mette in circolazione le voci sul basajaun come artefice dei delitti. Ma si sa che il basajaun, un essere dall’aspetto più di uomo che di animale pur se ricoperto di lunghi peli, non è malvagio, tutt’altro.
È il guardiano della natura, è lui il ‘guardiano invisibile’ che, se appare nel bosco è per proteggere e allontanare il male, non di certo per farlo.
C’è chi giura di aver visto il basajaun e, d’altra parte, la stessa Amaia, la persona meno incline a favoleggiamenti, incontra una donna bionda che poi scompare nell’aria: è la mitica Mari a cui si rivolgono le donne che non riescono ad avere figli.
Questo è il dramma personale di Amaia, sposata da anni con uno scultore americano - dovrebbe ricorrere alle cure per la fertilità, il marito preme perché inizi la terapia, lei si tira indietro. Perché Amaia (il romanzo è centrato su di lei, molto più che sul serial killer la cui psicologia è poco esplorata) deve superare un trauma dell’infanzia, è questo che forse blocca la sua capacità di restare incinta. E allora, leggendo le pagine dei ricordi terribili che affiorano nella memoria di Amaia, collegando i fatti della sua vita con i crimini di ora, esplorando il significato di maternità (biologica e non) e il rapporto non sempre facile tra madri e figlie, il romanzo si trasforma in una tragedia al femminile in cui la fragilità di una bambina e la vulnerabilità delle ragazzine che erano solo delle bambine cresciute in fretta diventano un facile bersaglio per lo sfogo di altre passioni.