LA STELLA CHE NON C'E'
:::->SCHEDA DEL FILM<-:::
Genere: Drama
Durata: Array...
Riconoscimenti: 3 wins & 1 nomination
Regia: Gianni Amelio
Sceneggiatura: Gianni Amelio Umberto Contarello Ermanno Rea
Fotografia: Luca Bigazzi
Cast: Sergio Castellitto Ling Tai Angelo Costabile Hiu Sun Ha Catherine Sng Enrico Vanigiani Roberto Rossi Xu Chungqing Biao Wang Jian-yun Zhao Qian-hao Huang Xiu-feng Luo Xian-bi Tang Lin Wang Yong Guo Ping Duan Zhen-duo Li Qing Ma
Produzione: Zaihirat Banu
Colonna Sonora: Franco Piersanti
Montaggio: Simona Paggi
:::->TRAMA e COMMENTI<-:::
Una compagnia cinese rileva l'altoforno di un'acciaieria in disarmo. Vincenzo Buonavolontà, ex manutentore specializzato scopre un difetto nell'impianto. Per prevenire incidenti sul lavoro e garantire gli operai che dovranno manovrarlo, Vincenzo parte alla volta della Cina. Vuole consegnare personalmente la centralina modificata ai nuovi acquirenti. Giunto a Shanghai incontra di nuovo la loro giovane traduttrice, Liu Hua, che lo accompagnerà in un viaggio attraverso la Cina e dentro se stesso.
Come Il ladro di bambini e Lamerica, l'ultimo film di Gianni Amelio è la storia di un viaggio non soltanto geografico, che spinge fuori dall'Italia un uomo di Buonavolontà. La Cina, lontana dall'essere la "favola" immaginata o riferita dai media, rivela al protagonista una realtà che ha dismesso affetti e diritti (umani) e vive al ritmo dei tempi di produzione. Panorami industriali, cantieri a cielo aperto, architetture monumentali, zone rurali annegate dall'acqua della diga più grande del mondo, dove si naviga a vista, rincorrendo la modernità e realizzando un capitalismo selvaggio. L'occidente esporta all'oriente il suo modello e i suoi guasti, gli stessi che Buonavolontà vuole caparbiamente correggere e sostituire. Perché il suo essere operaio appartiene a un mondo perduto o magari a quella stella che non c'è (più). Buonavolontà è un'ideale di professionalità estinta, qualificata per prendersi cura di una macchina di acciaio, con pazienza, senza fretta. E nel viaggio cinematografico di Amelio, Vincenzo Buonavolontà è di nuovo il padre di figli putativi, il fratello maggiore di uno minore, il carabiniere di fuggitivi, accanto alla giovane Liu Hua che insegna traducendo o rimanendo silente. Liberamente ispirato al romanzo di Rea, La dismissione, Amelio racconta di un cavaliere umano e della sua impresa: inserire nel disegno più ampio del mondo globalizzato un pezzo e il senso della propria vita, il suo mestiere.
Scritto dal regista con Umberto Contarello, liberamente tratto dal romanzo La dismissione (2002) di Ermanno Rea. Convinto che nell'altoforno di una acciaieria dismessa, venduta ai cinesi, esista un difetto cui lui solo può rimediare, Vincenzo Buonavolontà (in Rea: Buonocore), operaio manutentore, vola a Shangai e attraversa la Cina fino in Mongolia a sue spese per consegnare la centralina che ha fabbricato. Gli è compagna e guida la ventenne Liu Hua, incontrata in Italia come interprete, che forse è un'altra, inconscia ragione del suo viaggio di conoscenza. Pur nella sua lineare semplicità, appare un film difficile e non privo di difetti, almeno sul piano della verosimiglianza, il che spiega perché abbia diviso pubblico e critici. Non è un po' folle la spinta al viaggio nel Paese più indecifrabile del mondo di questo Buonavolontà, idealmente apparentato con i personaggi del Primo Levi di La chiave a stella che portano dentro un senso antico e ormai anacronistico della dignità del lavoro ben fatto? Una volta tanto, lo sguardo di G. Amelio coincide con quello del suo protagonista. È un viaggio pieno di ostacoli alla ricerca di sé stesso, “un percorso che lo libera e lo consola” (G. Amelio) e che forse lo farà rinascere grazie all'incontro con Liu Hua che, col suo carico di dolore, gli apre la porta della tenerezza. Soltanto chi non sa captare l'importanza di questa ragazza madre (“Mio figlio non sa nemmeno che sono nata”) e non capisce che Buonavolontà è un sognatore, ma accorto e coraggioso, può parlare di film “freddo”. Quando alla fine s'incontrano nella stazioncina, i due sono “nati due volte” e parlano la stessa lingua. Tristi, ma pronti a ricominciare.
Fotografia: Luca Bigazzi. Musica: Franco Piersanti.
Autore critica: il MORANDINI 2008
di Laura, Luisa e Morando Morandini
Dire "Cina capitalista" un giorno sarebbe stato un "ossimoro", un paradosso. I tempi però cambiano e così nonostante si possa ancora dire che la Cina è comunista, possiamo tranquillamente credere che loro intermediari finanziari vengano a comprare macchinari in Italia per girarli a fabbriche del loro Paese.
E' così che accade in "La stella che non c'è", solo che l'altoforno venduto è difettoso. Lo sa l'ex manutentore dell'acciaieria dismessa Vincenzo Buonavolontà (Sergio Castellitto, con cui noi di FilmUP.com abbiamo realizzato una bella intervista) che parte alla volta di Shangai per spiegare che, causa guasto non svelato, c'è il rischio di una tragedia. Peccato però che capire in quale fabbrica il macchinario sia andato a finire non è affatto semplice. Comincia così un intenso viaggio per la nazione asiatica assieme ad un'interprete trovata per l'occasione…
E' strano pensare come mentre per noi i cinesi siano lo spettro della disoccupazione, noi da loro non veniamo quasi calcolati ("Gli italiani sono irakeni?" si chiede un personaggio del film). Quello del film è quindi un viaggio inverso (noi da loro) che lavora su due traiettorie. La prima è quella sociologica e descrittiva di una Cina che continua ad essere tanto forte economicamente nel suo essere paese emergente, quanto povera nei suoi abitanti . La seconda è quella minimalista legata alla storia del suo protagonista. Un personaggio di cui non si conosce il passato, che si muove in virtù di un obiettivo tanto nobile quanto arido (il cambio di una centralina dell'altoforno) e che proprio grazie all'ambiente che lo circonda, all'umanità delle persone che incontra, capisce che la vita è anche altro. E così questa stella che non c'è è tutto. E' il calore di un affetto mancante, la ragione di un'esistenza che finisce per nutrirsi solo di lavoro, è una madre emigrata in Italia e la luce che non si accende in un giocattolo. Non c'è retorica ( basta vedere il dialogo tra Castellitto e la ragazza cinese quando quest'ultima gli elenca i suoi grandi problemi) e ne esce un film asciutto, che difficilmente vincerà il Leone d'oro (come invece si augurano realizzatori, ma anche per diverse ragioni, molti dei nostri politici) vista la difficile empatia che si dovrebbe creare tra protagonista e spettatore, ma che tenta di dire e dare spunti per trovare quel che per noi dovrebbe rappresentare il corpo celeste del titolo. Anche perché, parafrasando una bellissima canzone di Bennato sull'isola, "non può esistere una stella che non c'è…"
La frase: "I cinesi prima ti fanno lo sgambetto, ma poi ti aiutano a rialzarti".
Autore critica: Andrea D'Addio
Fonte critica: http://filmup.leonardo.it/lastellachenonce.htm
:::->SCHEDA TECNICA DEL DVD<-:::
Titolo Originale: La stella che non c'e'
Produzione: RAICINEMA e CATTLEYA , coproduzione Italo-Franco-Svizzera
Formato Video: 1.85:1 16/9 anamorfico
AUDIO: Dolby Digital 5.1 italiano
TIPO DVD: DVD9 - Sottotitoli: Italiano , Inglese , Francese
CONTENUTI SPECIALI : SI
Piccolo diario Cinese di Luan Amelio Ujkaj (45')
Cercando "La stella che non c'e'" (5')
Intervista a Sergio Castellitto (15')
Intervista a Tai Ling (8') - Provini di Tai Ling (29')
Commento di Gianni Amelio al film
Scene Omesse al dal montaggio finale con commento del regista (14')
Trailer + Spot + Le musiche
Galleria dei Manifesti - Foto del Set
COMPRESSIONE: SI - Riduzione a DVD5
:::->Banda<-:::
24/24h 7/7g a 1000 kbps e oltre, secondo le specifiche SPG.
Restate in up una volta completato, e date banda... piu' banda in up darete, e maggiore velocita' di scarico avrete... parola di Speed Peers Group
Release by ASIAN TEAM