I soliti ignoti, [DVD9 - Ita] Commedia [Tntvillage]
I soliti ignoti
by anno2036
Locandina del film
SCHEDA DEL FILM
Regia : Mario Monicelli
Soggetto : Age,Scarpelli
Sceneggiatura : Age,Scarpelli,Cecchi d'Amico,Monicelli
Fotografia : Gianni Di Vinanzo
Scenografia : Piero Gherardi
Musica : Piero Umiliani
Montaggio : Adriana Novelli
Aiuto regia : Mario Maffei
Direttore produzione : Nicolò Pomilia
Produzione : Franco Cristaldi per Vides,Lux Film,Roma
Durata: 102 minuti
Interpreti e personaggi:
Totò ( Dante Cruciani )
Vittorio Gassman( Peppe )
Marcello Mastroianni( Tiberio,il fotografo )
Renato Salvatori( Mario )
Carla Gravina( Nicoletta )
Claudia Cardinale( Carmelina )
Tiberio Murgia( Michele,detto Ferribotte )
Memmo Carotenuto( Cosimo )
Rosanna Rory( Norma )
Carlo Pisacane( Capannelle )
Gina Rovere( Teresa,moglie di Tiberio )
Gina Amendola( la "mamma" di Mario )
Lella Fabrizi( Ada )
Elvira Tonelli( Assunta )
Mario Feliciani( il commissario )
Mimmo Poli( un carcerato )
Mario De Simone( il ricettatore )
Nino Marchetti( l'impiegato del banco dei pegni )
Aldo Trifiletti( Fernando,il portiere )
Altri interpreti :
Pasquale Misiano, Gustavo Serena, Ida Masetti,
Amerigo Santarelli, Edith Bruck, Lisa Romey,
Roberto Spiombi, Franco Carli
TRAMA
Cinque ladruncoli della periferia romana pianificano un colpo ai danni di una agenzia del Monte dei pegni. Inesperti, si rivolgono a Dante Cruciani (Totò), un criminale incallito in libertà vigilata, che li istruisce nell'arte dello scassinare le casseforti. La preparazione del colpo va avanti tra diverse peripezie e ripensamenti sino alla sua conclusione comica e fallimentare
RECENSIONE
fonte: trovacinema.repubblica.it
Uno dei pilastri della nascente commedia italiana: la sua eccezionale riuscita nasce da una scelta azzeccata degli interpreti (con la scoperta di V. Gassman comico, gli esordi di C. Cardinale e T. Murgia, un mirabile intervento di Totò) e una sceneggiatura perfetta (Age, Scarpelli, Suso Cecchi d'Amico), senza contare il bianconero di G. Di Venanzo e le musiche di P. Umiliani. È il primo film comico italiano dove compare la morte, con personaggi invece di macchiette, una comicità venata di dramma e il tema dell'amicizia virile, raro nella cultura e nello spettacolo italiano. Vela d'oro al Festival di Locarno, 2 Nastri d'argento (sceneggiatura, Gassman), nomination all'Oscar, grande successo di pubblico. Seguito da "Audace colpo dei soliti ignoti".
CURIOSITA'
fonte: it.wikipedia.org
Con questa pellicola del regista toscano si usa generalmente sancire l'esordio ufficiale di un nuovo genere cinematografico che solo successivamente verrà definito come commedia all'italiana e che con il neorealismo, il peplum (i "sandaloni" come dicevano a Cinecittà) e lo spaghetti-western rappresenterà uno dei generi più prolifici del cinema italiano del dopoguerra, e certamente uno dei più importanti dal punto di vista artistico.
Con I soliti ignoti nasce in Italia un nuovo tipo di commedia comica che abbandona i canoni praticati nel cinema sino a quel momento, che risalivano sostanzialmente alla florida tradizione dell'avanspettacolo, del varietà o del Cafè Chantant, e che ereditando il testimone del neorealismo si apre alla quotidianità, alla realtà e innesta i suoi caratteri su precisi riferimenti sociali, chiari al pubblico che li vive spesso in prima persona.
I comici de I soliti ignoti cessano per la prima volta di essere delle marionette, delle maschere che giocano la comicità esclusivamente in chiave di gag, giochi di parole, gesti buffi o nonsense, e articolano i dialoghi e le trovate umoristiche su prove definite, a volte anche macchiettistiche e caricaturali, ma riferite sempre ad una sceneggiatura chiara.
Molti critici vedono nel personaggio di Dante Cruciani, interpretato da Totò, sulla famosa terrazza del film, un ipotetico passaggio di consegna della comicità: dalle mani del geniale attore napoletano, principe della risata e dell'improvvisazione, a quelle di un gruppo agguerrito di sapienti sceneggiatori (Sergio Amidei, Rodolfo Sonego, Age e Scarpelli, Ettore Scola, Ruggero Maccari), che la utilizzeranno per raccontare la realtà in un momento di passaggio importante per la storia nazionale, ricco di contraddizioni, di incompatibilità tra vecchio e nuovo, di identità fallaci e passeggere, costruite spesso su condizionamenti sociali e culturali provenienti da oltreoceano o da oltralpe.
L'ideazione de I soliti ignoti nasce in chiave caricaturale. Come lo stesso Monicelli ammette, si voleva in principio parodiare un certo genere di film noir francese o di gangster americano, particolarmente in voga nelle sale cinematografiche italiane di quegli anni, e apprezzato dal pubblico che frequentava le terze visioni. Il riferimento è senz'altro a Rififi di Jules Dassin del 1955, dove una banda di quattro criminali professionisti progetta un colpo perfetto che si rivelerà un fallimento. A riprova di ciò lo stesso regista ci informa che uno dei titoli provvisori del film, in fase di produzione, doveva essere Rifufu, una evidente storpiatura del titolo francese.
Ma sarebbe un grave errore credere che I soliti ignoti esaurisca i suoi contenuti nella parodia di un genere. Il film si arricchisce di novità importanti e di contesti originali nel corso della sua produzione, tanto da lasciare in secondo piano la sua genesi parodistica. È di nuovo lo stesso regista che ci informa come il film fosse stato concepito anche in chiave drammatica e fortemente tragica.
I soliti ignoti, come afferma Carlo Lizzani, porta il comico fuori dei confini consueti della farsa, e acquisisce una propria consistenza cinematografica. Per la prima volta in un film comico italiano si assiste alla morte tragica di uno dei protagonisti (Carlo Lizzani, "Il cinema italiano", Parenti, 1961). La morte o comunque il fallimento di un'impresa è una tematica fondamentale nella cinematografia di Monicelli. Il regista la spiega con le radici stesse della commedia. La storia della commedia, della commedia dell'arte, è popolata dalla morte, da presenze sinistre e maligne, da fallimenti di imprese maldestre, da miserabili morti di fame che nella imitazione di Arlecchino e Pulcinella, si arrabattano tutto il giorno in cerca di un espediente definitivo, di una trovata finale. Il cinema di Monicelli rispecchia in pieno questa vena tragica della nostra commedia, e si inserisce nel solco della sua tradizione.
Ma non è solo questo elemento tradizionale-narrativo che si esaurisce la vena drammatica della pellicola. È la Roma che viene descritta, quella dei quartieri popolari, dei grandi "casermoni" della periferia degradata, la Roma del sotto-proletariato urbano estraneo ai processi economici del boom, che fa da sfondo tragico alle gesta della miserabile banda del buco rappresentata dai vari Pantera, Capannelle, Tiberio, Ferribotte. È la stessa Roma che descrive Pier Paolo Pasolini in Ragazzi di vita, intesa anche in senso topografico. È significativo a riguardo il dialogo breve che Capannelle sostiene con un ragazzino incontrato per caso e al quale si rivolge per chiedere informazioni su un certo Mario. Il dialogo potrebbe avere perfettamente luogo in una delle pagine del romanzo pasoliniano.
La fotografia fu particolarmente curata da questo ultimo punto di vista. Le immagini dovevano restituire l'idea di una Roma drammatica, per cui furono evitati volutamente i toni eccessivamente luminosi, si preferirono i contrasti e i tagli decisi e nei costumi si evitarono le concessioni al vezzo e alla comodità, curando invece quello che doveva fornire l'estemporaneità di un abbigliamento dettato solo dallo stato di indigenza (vedansi i pantaloni da cavallerizzo che Capannelle indossa per tutto il film).
Il film per la sua novità non fu accolto favorevolmente dalla critica ufficiale, che aveva ben chiari i riferimenti. Da principio non fu apprezzata la scelta di sostituire i comici d'arte con degli attori seri già affermati in contesti drammatici (Vittorio Gassman); Totò, notoriamente non amato dalla critica colta ma fortemente caldeggiato dai produttori, fu giudicato eccessivo nonostante la sua interpretazione limitata. In sostanza, l'ambiente ufficiale non era pronto ad accogliere quella che si rivelerà la trovata ad effetto del film, la trasformazione di attori seri in "caratteri" della commedia, dotati di una grande vis comica. La scena del set comico, nella opinione dei critici più severi, avrebbe dovuto somigliare ancora al palcoscenico di un varietà dove i maestri solitari, coadiuvati da abili spalle, si avvicendavano nell'intrattenimento del pubblico.
Gli stessi produttori contrastarono a lungo la scelta di Vittorio Gassman (La produzione pensò ad Alberto Sordi). La sua aria intellettuale e soprattutto il suo repertorio teatrale drammatico unito ai ruoli "cattivi" che aveva interpretato in precedenza non davano nessuna garanzia di successo. Ma regista e sceneggiatori seppero resistere alle richieste dei produttori. Avevano modellato tutti i personaggi intorno ad un baricentro realistico e li avevano poi corredati di un patrimonio farsesco sul quale si sarebbe dovuta giocare tutta la comicità. Per il "Pantera" si ricorse ad un trucco pesantissimo che abbassò l'attaccatura dei capelli, ridusse la fronte spaziosa accentuando il naso e rendendo cadenti le labbra in quell'aria da ebete caratteristica di un pugile suonato di periferia. Fu studiata l'andatura e infine concepita la balbuzie, con effetti comici esilaranti.
Al di là delle caratterizzazioni dei personaggi è importante definire quello che sarà un tema importante e ricorrente del genere, una costante che seppur trasformata rimarrà centrale nel corso della storia decennale della commedia all'italiana, dal suo nascere, alla fine degli anni cinquanta, sino al suo tramonto, alle metà degli anni settanta: la rappresentazione del sistema sociale attraverso le classi e la critica dura alla società del benessere, colta nei suoi scompensi e nelle sue contraddizioni.
I soliti ignoti da questo punto di vista è un grande mosaico storico che ci restituisce con leggerezza l'immagine complessa di un' epoca. Un mondo di povertà urbana che resiste nei suoi valori tradizionali all'attacco della nuova società di massa della quale però sente un'attrazione sempre più forte. Società che viene nel film rappresentata esclusivamente dai miti di importazione americana: facile benessere economico, liberalizzazione dei costumi sessuali, comfort abitativi. La connotazione farsesca nasce sul modo di rapportarsi che i protagonisti hanno con questa doppia identità, divisi tra tradizione e innovazione. I valori tradizionali di riferimento rimangono sempre benevoli ed evidenti sullo sfondo della vicenda e sono rappresentati via via da quasi tutti i personaggi: da Carmelina Claudia Cardinale (la sicurezza del vero legame affettivo), dalla dolcissima Nicoletta Carla Gravina (l'innocenza) e dallo stesso Cruciani Totò (la saggezza della vecchiaia). Il gruppo rimane titubante per tutta la durata del film, nessuno riesce con convinzione ad abbracciare quello spirito nuovo che viene riflesso dalla società del benessere, nemmeno il protagonista, "Er Pantera", che solitario in una opera di autoconvincimento continua a ripetere: "È sc-sc-scientifico!", quindi moderno, quindi giusto, legale, morale.
CARATTERISTICHE DEL DVD
Durata: 102 min.
Lingue: Italiano
Formato Video: 1,33:1 4/3
Formato Audio: Mono 1.0
Menù: si
Contenuti extra: Seleziona scene
Compressione: no
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