I fratelli Karamazov (2020)
Fëdor Dostoevskij
Autore : Fëdor Dostoevskij
Titolo : I fratelli Karamazov
Letto da : Claudio Carini
Durata : 42h 12m
Formato : mp3 - 128 kbps
Dimensione : 1,13 GB
Data di pubblicazione : 26/03/2020
Lingua : Italiano
Editore : Recitar Leggendo Audiolibri
Categorie : Letteratura e Narrativa, Classici
"I fratelli Karamazov sono il romanzo più grandioso che mai sia stato scritto, (...) Non è certo un caso che tre capolavori di tutti i tempi trattino lo stesso tema, il parricidio: alludiamo all'Edipo re di Sofocle, all'Amleto di Shakespeare e ai Fratelli Karamazov di Dostoevskij. In tutte e tre le opere è messo a nudo anche il motivo del misfatto: la rivalità sessuale per il possesso della donna." (Sigmund Freud)
Pubblicato nella sua forma integrale nel 1880, l'ultima opera di Dostoevskij "I fratelli Karamazov" viene universalmente considerato come uno dei massimi capolavori letterari dell'ottocento. Al centro della vicenda c'è la storia di una famiglia, i Karamazov: Fëdor, il vecchio padre, lussurioso e malvagio; i figli: l'impulsivo Dmitrij, che si contende con il padre l'amore di Grusenka; il tormentato Ivan, un filosofo dell'ateismo, il candido Alësa, novizio in un convento, e il quarto figlio, l'illegittimo Smerdiakov, epilettico e tenuto in casa come un domestico.
Il romanzo tocca i grandi temi dell'esistenza umana: l'eterno conflitto tra padri e figli, il continuo tentativo di una conciliazione tra l'idea di Dio e l'esistenza del male e, soprattutto, la ricerca di una possibile salvezza spirituale.
Figlio di un medico, un aristocratico decaduto stravagante e dispotico, crebbe in un ambiente devoto e autoritario. Nel 1837 gli morì la madre, da tempo malata, e D. venne iscritto alla scuola del genio militare di Pietroburgo, istituto che frequentò controvoglia, essendo i suoi interessi già risolutamente indirizzati verso la letteratura (risalgono a quegli anni le sue prime letture importanti: Schiller, Balzac, Hugo, Hoffmann). Diplomatosi nel 1843, rinunciò alla carriera che il titolo gli apriva e, lottando con l’indigenza e con i disagi di una salute cagionevole, cominciò a scrivere: il suo primo libro, il romanzo Povera gente (1846), che ebbe gli elogi di critici come Belinskij e Nekrasov, rivela già l’attenzione pietosa di D. per la sofferenza dell’uomo socialmente degradato e insieme incompreso nella sua bontà. Nello stesso anno uscì il suo secondo romanzo, Il sosia, storia di uno sdoppiamento psichico per il quale il protagonista viene progressivamente travolto nell’incubo di un altro se stesso. Due anni dopo venne dato alle stampe Le notti bianche (1848), racconto insieme sentimentale e allucinato il cui personaggio principale è un giovane sognatore che si innamora di una fanciulla incontrata per caso. Nel 1849, per aver aderito a un circolo di intellettuali socialisti, D. venne condannato a morte con gli altri membri del gruppo; ma il giorno stesso dell’esecuzione giunse la «grazia» dello zar (si trattava infatti di un’atroce messinscena punitiva) e la condanna fu commutata in quattro anni di lavori forzati in Siberia. Quello che seguì fu per D. un periodo durissimo (cominciò tra l’altro a manifestarsi in lui l’epilessia) e lo scrittore lo rievocò con estrema intensità in un libro pubblicato qualche tempo dopo: Memorie da una casa di morti (1861-62). Altri quattro anni D. dovette trascorrere, arruolato come soldato semplice, a Semipalatinsk, prima di poter tornare (1858) a Pietroburgo. Nel 1857 si era sposato con una giovane donna, vedova con un figlio; nel 1859 videro la luce due altri suoi romanzi, Il villaggio di Stepancikovo e Il sogno dello zio, opere in cui si intrecciano umorismo grottesco e critica di costume. Nel 1861 D. cominciò la propria attività giornalistica (collaborando anzitutto alla rivista del fratello Michail «Il Tempo», presto soppressa dalle autorità) e nel 1862 pubblicò il romanzo Umiliati e offesi, sofferta indagine sulle virtualità dell’anima umana, così spesso soffocate o tradite. Nel 1864 gli morirono moglie e figlio. Nello stesso anno, sommerso dai debiti, fondò il periodico «Epoca», che ebbe però vita sfortunata e breve; nel 1865 diede alle stampe Memorie dal sottosuolo*, storia della fallita redenzione di una prostituta e tormentosa disamina dell’inconscio e dell’insufficienza dell’intelletto a penetrare (e giustificare) se stessi e il prossimo. Nel 1866 apparve Delitto e castigo, che si chiude col pentimento e l’espiazione del protagonista, accortosi della disumanità della propria astratta morale di «individuo superiore». Nel 1867 D. sposò la propria stenografa, Anna Snitkina e pubblicò Il giocatore, un romanzo parzialmente autobiografico il cui «eroe» è un uomo travolto dalla passione della roulette; poi, perseguitato dai creditori, lasciò con la moglie la Russia, viaggiando in Germania, Francia, Svizzera, Italia. Visse all’estero circa cinque anni e in quel periodo scrisse L’idiota (pubblicato nel 1868-69), storia della sconfitta di un uomo «assolutamente buono». Tornato in Russia, pubblicò nel 1873 I demoni, un romanzo centrato sulla problematica del nichilismo, dell’atto gratuito e dell’assenza di Dio. Nello stesso 1873 D. iniziò, sul periodico reazionario «Il Cittadino», la pubblicazione del Diario di uno scrittore, che poi, a partire dal 1876 e fino al 1881, apparve come rivista a sé stante. Questo Diario includeva oltre che articoli di critica letteraria, di morale, di polemica sociale ecc., anche dei racconti, tra i quali meritano particolare menzione Il fanciullo presso Gesù (1876) e La mite (1877). Nel 1875 apparve L’adolescente, ritratto di un giovane che vince la propria solitudine e il proprio astio nei confronti del prossimo abbracciando gli ideali di un mistico populismo cristiano. Nel 1879-80 vide la luce l’ultimo romanzo di D., I fratelli Karamazov, in cui si contrappongono l’odio tra padre e figli e la purezza e la fede di una creatura innocente. Lo scrittore era ormai famoso quando, repentinamente, fu colto dalla morte.