[Ea Flac Cue]Miles Davis-Seven Steps Complete 1963-64-Disco 1 di 7(JazzPlanet)(SPG UF)

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  • 02 - I Fall In Love Too Easily.flac (38.8 MB)
  • 03 - Baby Won't You Please Come Home.flac (46.5 MB)
  • 04 - So Near, So Far.flac (32.8 MB)
  • 05 - Basin Street Blues.flac (56.5 MB)
  • 06 - Seven Steps To Heaven (Take 3).flac (32.1 MB)
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  • Seven Steps Complete Recordings 1963-1964 Disc 1 - flac.cue (1.5 KB)
  • Seven Steps Complete Recordings 1963-1964 Disc 1.cue (1.4 KB)

Description



Miles Davis

Seven Steps Complete 1963-64(CD 1)







Artista:Miles Davis
Titolo:Seven Steps Complete 1963-64
Anno:1964
Genere:Jazz
Tipo album: Studio
Dischi:1/7
Tracce:8
Etichetta:A
Fonte:Web Found
Formato:FLac
Covers:Incluse nel Torrent



01. Joshua (Feldman) - 5:26
02. I Fall in Love Too Easily (Cahn, Styne) - 6:47
03. Baby Won't You Please Come Home (Warfield, Williams) - 8:27
04. So Near, So Far (Crombie, Green) –5:14
05. Basin Street Blues (Williams) - 10:28
06. Seven Steps to Heaven (Davis, Feldman) - 5:31
07. Seven Steps to Heaven (Davis, Feldman) - 6:13
08. Summer Night (Dubin, Warren) - 6:01



Alla sua scomparsa avvenuta il 28 settembre del 1991 Miles Davis lasciava dietro si sé uno dei più importanti corpus musicali del ventesimo secolo. Aveva scritto le regole del jazz e le aveva rimesse in discussione, instancabile, a più riprese. Oggi è possibile misurare l'ampiezza e la portata della sua opera anche grazie all'ultimo di sette eleganti cofanetti pubblicati dalla Columbia con cadenza annuale. Si è resa così disponibile una considerevole mole di materiale inedito, rimasterizzato e accompagnato da preziose note introduttive, testimonianze dei musicisti e dei protagonisti dell'epoca.

Un microcosmo in cui perdersi

Uscito nell'ottobre del 2004 Seven steps è un ulteriore tassello della monumentale serie. E' il terzo in ordine cronologico e abbraccia il periodo tra il 1963 e il 1964.
Come i precedenti box anche questo costituisce una sorta di microcosmo nel quale entrare e perdersi. Diversamente dagli altri la presenza di molto materiale dal vivo, invece di disorientare chi ha una lunga consuetudine con i dischi originali, permette di accedere alla musica in una forma più organica.
Gli album ricompresi sono Seven steps to heaven, e i live My Funny Valentine, Four & More, Miles in Europe, Miles in Tokio e Miles in Berlin. Le selezioni presentate sono quarantasette, di cui sette completamente inedite e tre per la prima volta nella loro versione originaria, senza interventi di editing.
Molti gli standard che Miles Davis aveva preso in prestito da Frank Sinatra facendoli propri - My Funny Valentine, I fall in love too easily, Stella by starlight, I thought about you - a quarant'anni di distanza ancora stabilmente nel repertorio di ogni jazzista.

1963 – 1964: un periodo di transizione

Quello fra il 63 e il 64 è un periodo cruciale per Miles dal punto di vista artistico e personale. Nel marzo del 63 si ritrova per la prima volta senza una band: il trombonista J. J. Johnson è il primo a lasciare. Il pianista Winton Kelly e il bassista Paul Chambers formano il loro trio, portandosi via il batterista Jimmy Cobb.
Eppure solo un anno e mezzo dopo, a settembre del 64, con l'arrivo di Wayne Shorter al sax Miles avrà a disposizione uno dei più importanti gruppi jazz di tutti i tempi, il cosiddetto "secondo grande quintetto" con Herbie Hancock (piano), Ron Carter (basso) e Tony Williams (batteria).
Seven steps è il diario fedele in sette cd di questo periodo di transizione. Si apre con l'album omonimo, Seven steps to heaven, esercizio di un curioso strabismo jazzistico realizzato con due line-up: una west-coast a Hollywood, l'altra east-coast a New York. Uno dei lavori meno celebrati e più sorprendenti di Davis. A partire dalla scelta dei brani, con due classici degli anni 20 Baby Won't You Please come home e Basin street blues, in una rarefatta interpretazione ad esorcizzare il confronto inevitabile e difficile con Louis Armstrong.
Seven Steps to heaven è la prima data in studio insieme per Hancock, Carter e Williams, sezione ritmica destinata a entrare
nella leggenda, rodata nella sala prove personale di Miles che li ascolta per giorni da casa attraverso un interfono, prima di unirsi a loro.




Miles Davis (tromba)
George Coleman, Sam Rivers, Wayne Shorter (sax)
Victor Feldman, Herbie Hancock (pianoforte)
Ron Carter (basso)
Fank Butler, Tony Williams (batteria)




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