DUCE IL VESTITO MI SI SCUCE
[color=red]AVANTI POPOLO
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:::->DATI ALBUM<-:::
Titolo: Duce il vestito mi si scuce
Anno: 1998
Genere: Canti popolari
Compressione: Mp3 a 48000 Hz - 192 kb/s
:::->RECENSIONE<-:::
La completa e rapida dissoluzione dell'esercito, i primi arresti d'antifascisti, le deportazioni
in massa di militari e civili, l'ordine di ritrovarsi nelle caserme per le classi più giovani,
il rastrellamento della popolazione per il lavoro forzato, le pesanti requisizioni di prodotti
agricoli e industriali, infine lo scatenarsi di sentimenti di «odio di razza» sconosciuti al
nostro popolo: tutti questi avvenimenti, che seguirono tumultuosamente l'8 Settembre e la dura
occupazione tedesca sostenuta dai fascisti della Repubblica Sociale di Salò, costituirono
altrettante cause di quel movimento d'opposizione, che sfociò nella Resistenza.
La resistenza nacque dopo l'armistizio con gli alleati dell'8 Settembre 1943. annunciato alla
radio dal generale Badoglio, che portò alla liberazione del sud Italia, in seguito agli sbarchi
alleati. Dapprima era costituita solo da piccoli gruppi di appartenenti ai partiti da sempre
contro il regime fascista.
Dopo la leva obbligatoria stabilita dalla Repubblica di Salò nella primavera del 1944, molti
gruppi di giovani entrarono a far parte di questi gruppi partigiani. Le loro azioni erano
dirette dai CLN (comitati di liberazione nazionale), che nacquero subito dopo l'armistizio
dell'8 Settembre.
I CLN erano formati principalmente dai rappresentanti dei partiti socialista, comunista,
democratico cristiano, liberale, democratico del lavoro e d'azione. Nel Giugno 1944 il comando
militare dei reparti venne affidato al generale dell'esercito Raffaele Cadorna, a Ferruccio
Parri, appartenente al partito d'azione e a Luigi Longo, del partito comunista. Questi, durante
tutto il corso dell'anno 1944, raggrupparono e riorganizzarono le file partigiane alle
dipendenze di un "Comando corpo volontari della libertà".
Le singole formazioni vennero articolate in distinti reparti, con compiti di natura
essenzialmente militare tra i quali quelli di
*ostacolare con colpi di mano, sabotaggi e attacchi di sorpresa i movimenti dei Tedeschi;
*occupare in azioni di sorveglianza e di rastrellamento buona parte dei reparti germanici
sottraendoli ai fronti di combattimento;
*attaccare direttamente l'avversario quando le forze lo permettevano.
La Resistenza e la guerra di liberazione in Italia - 2Il momento più aspro della guerra civile,
combattuta dai partigiani contro i tedeschi e i fascisti, si verificò tra l'autunno e l'inverno
del 1944, dopo l'arresto degli alleati sulla cosiddetta "linea gotica", che andava da Rimini a
Forte dei Marmi. Mentre i partigiani tentavano di agevolare l'offesa degli alleati, i Tedeschi
operarono imponenti opere di rastrellamento, come quello avvenuto a Marzabotto (in provincia di
Bologna), non rifuggendo neppure dalle esecuzioni in massa di innocenti, quale quella compiuta
presso le Fosse Ardeatine, vicino a Roma. Questo grande movimento sfociò nella memorabile
giornata del 25 Aprile 1945, quando anche il nord Italia riuscì a liberarsi dall'occupazione
nazifascista e dal governo della repubblica di Salò.
Inizialmente fu nominato capo del governo Ferruccio Parri, che, però, vi rinunciò dopo pochi
mesi. Salì, allora, al governo De Gasperi, che formò un governo di coalizione, del quale
facevano parte tutti partiti antifascisti che avevano collaborato alla liberazione nazionale. Un
momento significativo del secondo dopoguerra fa il 2 Giugno 1946, in cui si votò, per la prima
volta, con suffragio universale al fine di scegliere tra monarchia e repubblica ed eleggere
un'assemblea costituente.
Dalla resistenza e dal clima di collaborazione tra i partiti antifascisti nell'immediato
dopoguerra nacque la Costituzione italiana, approvata il 27 Dicembre 1947 ed entrata in vigore
l'1 Gennaio 1948.
:::->GLI STUDI SUL CANTO PARTIGIANO DURANTE LA RESISTENZA<-:::
A proposito del canto partigiano c'è un primo mito da sfatare: che sia stato sufficientemente
studiato. Su di esso, infatti, si è fatta poca ricerca sul campo, e i numerosi canzonieri della
resistenza prodotti dalle associazioni partigiane o dai gruppi politici, soprattutto della
sinistra, ci dicono poco su quanto effettivamente si cantasse in montagna.
Quando, nel 1962, il "Nuovo Canzoniere Italiano" iniziò massicce ricerche sul canto sociale
italiano, esso sperò di riuscire a moltiplicare con il proprio esempio il lavoro di ricerca.
Tuttavia, al di fuori di questa vicenda, s'è mosso ben poco. Infatti le ricerche sul canto
sociale si sono scontrate con una cultura accademica poco recettiva verso le innovazioni
metodologiche e prevenuta in particolare nei confronti delle fonti orali. Inoltre le ricerche
sul canto della Resistenza promosse dal "Nuovo Canzoniere Italiano" non divennero un'esperienza
moltiplicante, perché si scontrarono con dinamiche politiche che andavano in direzione
diametralmente opposta all'allargamento conoscitivo della nostra Resistenza e all'analisi delle
contraddizioni in essa presenti.
I "Dischi del Sole" uscirono nel ventennale della Resistenza, cioè nel momento in cui si
diffondeva il mito della Resistenza. Allora le associazioni partigiane trovarono il proprio inno
in Bella ciao, una canzone poco cantata durante la Resistenza e prevalentemente nel Centro
Italia, ma che da allora si sarebbe sostituita sempre più a Fischia il vento, la canzone della
Resistenza al Nord e quella maggiormente diffusa durante la Resistenza.
In quegli anni l'immagine della Resistenza oleografica, retorica, priva di contraddizioni
interne propugnata dalla cultura ufficiale creò nelle nuove generazioni un rigetto, un rifiuto
politico da larga parte dei militanti del Sessantotto e del post Sessantotto. Quell’immagine
favorì non poco l'idea che l'unità della Resistenza fosse un inganno di segno conservatore così,
per reazione a quel processo, si fece strada lo slogan "la Resistenza è rossa e non
democristiana".
Negli anni settanta gli istituti storici della Resistenza furono così teatro di uno scontro
senza mezzi termini che aveva per oggetto del contendente proprio l'uso delle testimonianze
orali fra cui i canti partigiani: fonti orali di base furono così considerate pericolose dai
partiti moderati, in quanto spesso riaffermavano dei valori classisti e delle "verità" che si
volevano esorcizzare. La saggistica sui canti della Resistenza, dagli anni ottanta in poi,
assomma soltanto a una dozzina di titoli: si tratta in quasi tutti i casi di articoli basati su
ricerche degli anni sessanta, legati a persone che hanno preso parte al "Nuovo Canzoniere
Italiano".
Il lavoro di ricerca degli anni sessanta non è però riuscito a sensibilizzare gli storici e a
fare sì che considerassero i canti sociali come una delle possibili fonti della storia. Eppure,
già a metà degli anni cinquanta, Roberto Battaglia, sostenne per primo, e lucidamente,
l'assoluta necessità dell'uso della memorialistica e delle fonti orali per lo sviluppo del
lavoro storico sulla Resistenza.
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::->DATI TECNICI E NOTE<-::
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