Caccia Al Fotone - Novembre 2010, [Mp3 - Ita] Radio Divulgazione Scientifica [Nautilus-BT]
Caccia Al Fotone è un format di comunicazione scientifica condotto da Fabio De Sicot. Va in onda su Radiocittafujiko ogni sabato mattina dalle ore 11:30 alle 12:00, e viene distribuito on-line sotto licenza creative commons.
Il significato del nome Caccia al Fotone parte dall’idea che un viaggiatore interstellare ß (beta) in corsa alla velocità della luce , per quanto si sforzi, non riuscirà mai a raggiungere il primo fotone a (alfa) partito 13,5 miliardi di anni fa. Alfa e Beta, per noi, sono le due facce della stessa medaglia.
La tipologia di approccio alla scienza è tendenzialmente didattica. Nella prima parte della trasmissione si analizzano gli aspetti centrali dell’argomento, ed, in seguito, si approfondiscono gli ultimi sviluppi insieme agli autori delle ricerche stesse. Il tentativo quindi è di provare a testare nuove forme nuove di comunicazione scientifica, divertenti, didattiche, ed al tempo stesso rigorose, ma senza per questo svendere la scienza come è solita fare la stampa generalista.
Numerose sono state le presenze illustri in trasmissione: da Margherita Hack a Piergiorgio Odifreddi, da Carlo Flamigni a Giorgio Celli, da Gianni Silvestrini a Renzo Davoli, da Gabriele Veneziano a Edoardo Boncinelli, a finire con l’illustre cosmologo Stephen Hawking.
Caccia Al Fotone è una trasmissione radiofonica di comunicazione scientifica che va in onda su Radiocittafujiko ogni Sabato dalle 11:30 alle 12:00. Il suo progetto nacque nel 2005, quando, grazie al WIYP2005 (Anno Internazionale della Fisica) Radio Città Fujiko, storica emittente bolognese, si affacciò nella scienza con l’idea della cosiddetta “divulgazione scientifica”.
Si provò così a testare l’interesse degli ascoltatori per gli argomenti scientifici più vari con qualche intervista “tecnica”, partendo dalla fisica, finendo alle biotecnologie, con approfondimenti sulle fonti di energia rinnovabile e non, e con uno speciale sulle cellule staminali in occasione del referendum del 12 e 13 giugno 2005.
Le iniziative della prima “Scienza in Piazza” organizzata dalla fondazione Golinelli, Cronobie, e di Biopop, resero ancor più consapevoli quanto fosse necessario introdurre la scienza anche in una radio principalmente “politica” su una piazza come Bologna.
Nacquero così le “Pillole Scientifiche” che cominciarono a esplorare la scienza a 360 gradi nei suoi aspetti più ludici, e, in seguito, “L’Almanacco Della Scienza“.
E così, dopo un pò di prove, in occasione dello storico trasferimento della sede radio da Via Masi a Via Paolo Fabbri 110, presso il Media Center Vag61, la radio inaugurò “Caccia al Fotone” come uno spazio settimanale dove trattare gli argomenti scientifici più vari: astronomia, fisica, biologia, medicina, informatica e molto molto altro. Venne dato il sottotitolo di “Intrattenimento Scientifico” (poi modificato nel corso degli anni come “Scienza e Dintorni“) per dar l’idea che la scienza è sopratutto gioco e scoperta dello sconosciuto, piuttosto che una disciplina chiusa nelle torri d’avorio e inaccessibile ai più.
Il significato del nome “Caccia al Fotone” parte dall’idea che un viaggiatore interstellare (lo chiameremo “beta”) in corsa alla velocità della luce , per quanto si sforzi, non riuscirà mai a raggiungere il primo fotone (lo chiameremo “alfa”) partito 13,5 miliardi di anni fa dopo il big bang. Alfa e beta, per noi, sono le due facce della stessa medaglia. E’ questo il significato più bello della scienza: la sua capacità di porre domande, e l’estrema (e bellissima) difficoltà di raggiungere la/le risposta/e ultima/e.
La tipologia di approccio alla scienza è abbastanza didattica. Nella prima parte della trasmissione si cerca di analizzare gli aspetti centrali dell’argomento, e, in seguito, si cerca di analizzarne gli ultimi sviluppi sui quali l’interesse del pubblico è inevitabilmente più elevato. Il tentativo quindi è quello di provare a testare nuove forme nuove di comunicazione scientifica, divertenti, didattiche, ed al tempo stesso rigorose, ma senza per questo svendere la scienza come è solita fare la stampa generalista.
Il primo anno (stagione 2005/2006), l’ideatore ed il conduttore della trasmissione, Fabio De Sicot, cominciò a testare un format nuovo con all’interno varie rubriche di volta in volta diverse, ed un argomento centrale sviluppato nella sua interezza. Nacquero così le rubriche delle news scientifiche (un gr della scienza), leggere e navigare la scienza (con la recensione dei libri/siti web di argomento scientifico), gli appuntamenti scientifici, la rubrica futuri (ancora in onda in radio) curata dall’amico Daniele Barbieri, e i rudiquiz curati dai RudiMathematici. Il secondo anno (stagione 2006/2007) la redazione si arricchì di tre nuove presenze: Stefania Varano, Marco Pinelli ed Enrico Maraffino. Nel terzo anno (stagione 2007/2008) invece si tornò all’antico, con la sola presenza di Fabio De Sicot. Nel quarto anno (stagione 2008/2009) il format cambiò, si ridusse da 55 minuti a 25 minuti, rendendo così piu’ leggero l’ascolto, e spalmando tutte le rubriche nel palinstesto settimanale di Radiocitta’fujiko.
Nel quinto anno (stagione 2009/2010), la trasmissione ha raggiunto una sua tanto desiderata maturità, con un gruppo nutrito e fidelizzato di ascoltatori, una sua newsletter, un suo podcast, e col suo ingresso sui social network (facebook, twitter, anobii, e flickr), le sue interviste cominciano a viaggiare anche in spazi nuovi e diversi da quelli bolognesi.
Numerose sono state le presenze in trasmissione: da Margherita Hack a Piergiorgio Odifreddi, da Carlo Flamigni a Giorgio Celli, da Gianni Silvestrini a Renzo Davoli, da Gabriele Veneziano a Edoardo Boncinelli, a finire con l’illustre cosmologo Sthephen Hawking .
Piccola postilla finale.
Tutto questo è fatto senza scopo di lucro (per hobby insomma). Ci diverte parlare di scienza, ci diverte far ascoltare le voci di chi la scienza la fa e la respira, ci diverte giocare a fare i giornalisti seri, ci diverte analizzare i dettagli anche poco esplorati delle ricerche scientifiche. Progetti futuri? Una continua incognita. Ma per ora, va bene cosi‘.
PUNTATE
06 nov 10 - anche i robot giocano a calcio (?)
immaginate un piccolo campo di calcio, due squadre, un pallone, due porte e un arbitro. il tifo è alle stelle: la squadra di destra avanza palla al piede, si ferma, passaggio, tackle, stoppata, contropiede… GOAL!! la folla è in delirio e sugli spalti i tifosi acclamano i loro eroi. beh? cosa c’è di strano? nulla, se non che le due squadre non son formate da calciatori senza cervello ma da giocatori con un cervello piuttosto avanzato: degli automi robotici strutturati per reagire come farebbe un’intelligenza artificiale. capire però come due squadre interagiscano fra di loro non è un gioco, bensì una sottile e complessa analisi matematica che si svolge attraverso dei metodi ben precisi. confrontare poi i metodi, vuol dire inoltre comprendere che cos’è un multi agent system studiando il case based reasoning approach. - intervista a: dott.ssa grazia bombini, studentessa presso il dip. di computer science dell’università di bari
13 nov 10 - le sottili deformazioni
i nostri occhi non possono vederla, ma una piccola variazione di temperatura, o una piccola oscillazione, portano il materiale soggetto allo sforzo a deformarsi di piccole, piccolissime quantità. nulla di eccezionale se stiamo parlando di una moka, ma se per puro caso fossimo su un areo, e la piccola deformazione ci segnalasse una alta probabilità di un guasto al motore (o alla struttura) mentre l’aereo è in volo, calcolare quanto piccola o quanto grande sia la deformazione potrebbe essere di importanza fondamentale per la nostra vita. analogamente in sismologia: capire quanto (e in che misura) si stia deformando il terreno sotto i nostri piedi, protrebbe diventare un’informazione utile per attivare le procedure di evacuazione. per questo, nel mondo della fisica, esistono dei sensori di deformazione capaci di segnalare ogni piccolo aumento o diminuzione di “misura” - intervista al gianluca gagliardi, ricercatore presso la sezione di napoli dell’istituto nazionale di ottica (ino)
20 nov 10 - gene mutatus est
l’epilessia è, forse, una delle malattie più infide che ci siano in circolazione. è causata da scariche elettriche provenienti dalle nostre cellule nervose (i neuroni) situate nel nostro cervello, e si manifesta attraverso delle brevi o intense “crisi epilettiche” caratterizzate da scosse muscolari chiamate convulsioni. non è facile conviverci, e la medicina attuale, nella maggior parte dei casi, non riesce a curarla, bensì a controllarne soltanto i suoi effetti. in una piccola parte dei soggetti (5%) però, non sembrano esserci cause chiare e fattori tipicamente scatenanti (traumi, infarti o ischemie). l’ipotesi è quindi che, in quel 5% dei casi, le ragioni si possano individuare chiaramente e che siano espressamente genetiche. questa epilessia ha un nome e (probabilmente) un’origine: si chiama epilessia idiopatica ed è dovuta, secondo un recente studio, alla mutazione del gene TBC1D24 - intervista al dott. federico zara, genetista presso il gaslini di genova
27 nov 10 - quarantadue. la risposta
nel lontano 1974 un certo Stephen Hawking formulò una particolare relazione: secondo i suoi calcoli, un buco nero riemetterebbe verso l’esterno una particolare radiazione termica capace di fargli perdere massa, e quindi, nel corso del tempo, a farlo lentamente evaporare. la radiazione di cui parliamo si chiama radiazione di hawking, e, secondo le equazioni, porterebbe ad identificare un buco nero come un corpo nero di proprietà straordinarie. l’esistenza di questa radiazione, seppure ben identificata, è ancora fortemente controversa. per dimostrare la sua esistenza bisognerebbe avere un buco nero in casa, aspettare un tempo ragionevolmente lungo, e verificare sperimentalmente questa radiazione. oppure, con un lampo di genio, trovare un modo per creare empiricamente una piccola deformazione dello spazio tempo, capace di ricreare un piccolo orizzonte degli eventi in laboratorio. - intervista al dott. Sergio Cacciatori, fisico teorico presso il dipartimento di fisica e matematica dell’università dell’Insubria
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